domenica 31 dicembre 2017
17 album del 17 in ordine alfabetico
Alt-j - Relaxer
Billy Bragg - Bridges Not Walls
LCD Soundsystem - American Dream
Mura Masa - Mura Masa
Mara Redeghieri - Recidiva
Sleaford Mods - English Tapas
The Breeders - Wait In The Car
The Dream Syndicate - How Did I Find Myself Here
The Feelies - In Between
The Jesus And Mary Chain - Damage And Joy
The XX - I See You
This Is The Kit - Moonshine Freeze
Tricky - Ununiform
Tunonna - Buono
Violent Femmes - 2 Mics And The Truth Unplugged And Unhinged In America
Wire - Silver-Lead
Wolf Alice - Visions Of A Life
Archivio:
Husker Du - Savage Young Du
Neil Young - Hitchhiker
sabato 30 dicembre 2017
3310
Tempo è che tu guardi oltre una vecchia pila di libri (Yoda)
Il mio telefono cellulare non è il "mitico" 3310 della Nokia ma siamo lì: non fa foto, non va su internet, solo telefonate e sms. Poi dice che ti danno dello snob! Te la sei cercata, va là. Il fatto è che gli smartphone mi fanno paura, altro che snob. Forse dovrei fare lo sforzo di comprarmene uno e usarlo il meno possibile ma al momento non sarei in grado. Mi farei risucchiare anch'io dai social e le miei nevrosi aumenterebbero in maniera esponenziale. Ricordo bene che una quindicina d'anni fa, ai tempi del web 1.0, ero sempre attaccato al pc per la posta, gli scaricamenti selvaggi, le ricerche fini a se stesse. La vecchiaia mi ha poi condotto ad un rincoglionimento precoce e ho smesso di tentare di stare al passo coi tempi, per manifesta incapacità. Oh, intendiamoci: non è solo la vecchia storia della volpe e l'uva. Più mi guardo in giro e più mi convinco che questo mio blocco tecnologico possa essere stato un colpo di fortuna: magari questa società iperconnessa è solo una moda passeggera e tra non molto i nodi verranno al pettine e ci sarà un riequilibrio. A parte i problemi dovuti alla dipendenza, la cosa che mi turba di più è la scomparsa dei tempi morti: la buona vecchia noia, il vuoto da cui si sprigionava l'immaginazione capace di cambiare il mondo. Sarò anche solo un nostalgico, per carità: però avverto in lontananza qualche scricchiolio, una "perturbazione nella forza", un senso di indigestione più o meno latente. Gli Jedi avranno anche fatto il loro corso, ma per non soccombere al Lato Oscuro l'unica speranza è la Resistenza. O un commento su WhatsApp ci seppellirà.
giovedì 21 dicembre 2017
Punk mentale (autunnale)
Agli esordi, i Jean Fabry erano brutti e strani; ora siamo brutti, strani e vecchi. Lungi da me l'idea di piangermi addosso (anche se chi mi conosce sa che è una mia tendenza quasi patologica): mi limito semplicemente a evidenziare un incontrovertibile dato di fatto. Aggiungendo a ciò la decisione di non affidarci ad una di quelle cose chiamate "ufficio stampa", si ottiene un quadro piuttosto esaustivo in grado di spiegare come mai il cd "Se non vuoi perdere i pezzi" non se lo sia filato quasi nessuno. Ovviamente la parola chiave è "quasi", perchè in realtà in questo autunno 2017 qualche soddisfazione a livello locale ce la siamo cavata.
WIKIPOZ
Roberto Pozzi della Metallurgica Viganò da un paio d'anni si è trasformato in anchorman per il talk show "Wikipoz", che si svolge nella prestigiosa cornice del Fontanone di Faenza. Siamo stati invitati come ospiti musicali in una puntata in cui erano presenti la benemerita "mamma bio" Linda Maggiori e 2/3 di quei teatranti mattacchioni del Panda Project. Ispirandoci al mood della serata abbiamo proposto Stringi le viti di tanto in tanto ed E la balena, ottenendo un gratificante riscontro di pubblico (composto in buona parte da redattori e simpatizzanti del periodico Gagarin) e venendo definiti "mitici" (Panda Project) e "pazzi" (Pozzi).
MINUTI
I suddetti Panda Project ci hanno ospitato in una puntata del loro podcast "Minuti" su Radio Sonora.
BOTTEGA MATTEOTTI
Dopo una serie di esibizioni in Bottega con i Capra & Cavoli (ora ufficialmente in stand-by), l'amico Michele Antonellini ci ha proposto di presentare il cd e noi ci siamo andati di corsa. Bella serata castagnara (San Martino), pubblico delle grandi occasioni e incredibile aria di divertimento alla fine dell'esibizione. Abbiamo anche suonato Egyptian Reggae e Battagliero (i CCCP presentarono il 45 giri proprio a Bagnacavallo tanto tempo fa). Presente il sindaco Molinari, che come al solito ha meritatamente rubato la scena.
JINGLE BELL ROSS
Anche quest'anno si è svolta la sbarazzina kermesse natalizia russiana e abbiamo "suonato" Deck the halls, nuovamente l'accoppiata Stringi le viti/Balena e ovviamente Jingle Bell Ross con il maestro Ragazzini (ce l'hanno persino chiesta come chiusura dello show).
Va poi bene.
mercoledì 8 novembre 2017
La parte più anni ottanta degli anni ottanta
Durante la visione in famiglia di Stranger Things 2, la nostra erede è giunta alla conclusione che io e sua madre eravamo giovani proprio durante "la parte più anni ottanta degli anni ottanta". Vero. Personalmente mi sono sentito in dovere di riavvolgere velocemente il mio nastro cerebrale per esprimere la mia sintetica opinione su quel periodo: non è che fosse poi tutto 'sto granchè. O meglio: facile adesso avere nostalgia, provateci voi a vivere in un presente in cui i Duran Duran la fanno da padroni e l'unica via d'uscita è inflipparsi di fumetti, fantascienza e videogiochi. I miei coetanei erano più o meno "paninari" e la comicità "con le tette" del Drive In era il vangelo. A casa mia, i comics di Linus e i franco-belgi della bande dessinée erano il mio pane quotidiano, unitamente ai film americani di Spielberg, Lucas e famiglia. I bar erano pieni zeppi di macchine mangiasoldi ed ero sempre lì: Phoenix, Galaga, Dig Dug e via di 8 bit. En passant, scoprii anche il tifo calcistico e guarii solo qualche anno più tardi, svegliato dalle pale dell'elicottero di un signore che si comprò l'Italia intera (partendo proprio dal Drive In). Cercai invano di combatterlo registrando su video 2000 (video recorder che perse la guerra con il VHS) i film delle sue reti private epurandoli dalla pubblicità. E la musica? Quella contemporanea mi entrava sotto pelle, qualcosa mi piaceva e qualcosa no. Siccome per me stava diventando una cosa importante, mi misi a studiare. Le mie basi erano le raccolte rossa e blu dei Beatles e quindi partii da lì: appunto i quattro di Liverpool, poi Pink Floyd, Dylan e compagnia bella. Arrivai quindi al big bang ben preparato. In cosa consistette il big bang? Talking Heads, CCCP e più avanti Pogues e chitarre incazzate americane. Ma quelli sono altri anni ottanta. Era finalmente finita.
martedì 19 settembre 2017
Sruva åt skruvarna då och då
Ieri sera a Russi (RA) si è svolto uno dei più begli spettacoli dei Jean Fabry: è da mesi che stiamo cercando di festeggiare l'uscita di "Se non vuoi perdere i pezzi" con i tanti russiani che vi hanno partecipato e... non ci siamo riusciti nemmeno stavolta perchè alla Fira Di Sett Dulur pioveva di brutto. E quindi? Quindi abbiamo approfittato della situazione per una cena tipica (caplét, bèl e cot, canèna, brazadèla) in compagnia di Gnelez e del suo mitico cugino Franco Barattoni. Il Maestro Barattoni vive a Stoccolma e, svariati anni fa, ha realizzato una versione in svedese del nostro pezzo "Lamento del venditore di libri". Ieri sera, dando seguito ad una mia folle richiesta, ci ha portato la sua versione di "Stringi le viti di tanto in tanto" ("Sruva åt skruvarna då och då") con l'intenzione di eseguirla prima o poi dal vivo assieme a noi. Durante la cena, con una voce che ci ha fatto venire in mente quella del compianto Giovanni Fabbri, ci ha accennato le sue rivisitazioni nordiche di "Rotoballe" e "Mercatone". La sobria idea con cui si è conclusa la serata è stata, conseguentemente, quella di un concerto proprio a Stoccolma. Foto di gruppo, baci, abbracci e punk mentale.
domenica 17 settembre 2017
Set your soul free
La morte di Grant Hart mi è stata comunicata da Roto. Giusto così: negli anni ottanta fu lui che mi fece conoscere gli Husker Du e la loro medicina a base di distorsione e melodia. Quando scompare un artista a cui sei affezionato è come se ti venisse a mancare un amico intimo, anche se la realtà è ben diversa e ciò che conoscevi di lui sono "solo" le sue opere (che non moriranno mai). Grazie alla modernità e al voyeurismo dell'internet purtroppo era evidente che per Grant i giorni erano contati, ma questo non mi ha protetto da un momento di sincera commozione. Restano le canzoni, dunque: It's not funny anymore, Diane, Never talking to you again, Pink turns to blue, The girl who lives on heaven hill, Green eyes, Don't want to know if you're lonely, Sorry somehow, No promise have i made, She floated away, 2541, You're the reflection of the moon on the water e tutte le altre. Io ho sempre avuto un debole per Flexible flyer. Grazie Grant.
Flexible flyer
Down on a flexible flyer
To the bottom how fast I would go
Just waiting for me under the tree
And out in the snow
A cowboy, a nurse or a fireman
There's so many things that you can be
You can set bigger goals, but set your soul
Set your soul free
Times, places and situations
Leads to an early grave
When we get there we see
What did we save?
If your heart is a flame burning brightly
You'll have light and you'll never be cold
And soon you will know that you just grow
You're not growing old
Times, places and situations
Leads to an early grave
When we get there we see
Just what did we save?
Times, places and situations
Leads to an early grave
When we get there we see
Just what did we save?
If the wheels of your wagon are rusty
You can paint them until they are new
You can roll down a hill, but if you can't
Then I pity you
Written by Grant Vernon Hart • Copyright © BMG Rights Management US, LLC
venerdì 28 luglio 2017
Rido'n'Dante
C'è stato un tempo in cui, per un millisecondo o forse due, ci avevo quasi creduto. Nel fatto che suonare potesse diventare una cosa seria (anche solo un secondo lavoro), intendo. Poi per fortuna la vita ha avuto la meglio e oggi finalmente ho capito quanto sia importante avere un hobby come questo. Se poi non lo si vuole chiamare hobby per snobismo, chiamiamola pure passione, un bel vocabolo super-italiano che rende molto bene il concetto. Una volta fatti i conti con tutto questo, ho scoperto che mi posso pure cavare delle voglie. Per esempio recitare Dante in dialetto (alla "Marescotti dei poveri") cercando di non massacrare troppo il lavoro del sommo Talanti. E' successo a Cervia, durante l'ennesima partecipazione dei Jean Fabry al locale Festival Delle Arti; il tema dell'anno era appunto l'Inferno dantesco e noi siamo sbarcati sul lungocanale con uno spettacolino d'arte varia intitolato (in modo sufficientemente stupido) Rido'n'Dante. Oltre ad un paio di pezzi nuovi (quello che ha dato il titolo alla serata e Sotto il sole digitale, una veloce tirata apocalittica sul predominio degli smartphone), il solito florilegio di cover e, ovviamente, le canzoni da Se non vuoi perdere i pezzi. Fra le cover, omaggio ai Beatles per i cinquant'anni di All you need is love (ribattezzata Quel c'u i vò l'è l'amor) e Liscio Inferno, la nostra personale versione della Disco Inferno dei Trammps per prendere un po' in giro l'attuale revival del liscio anni settanta. Sul finale, la solita benvenuta famiglia lombarda abituè fanatica dei Capra & Cavoli (ormai al capolinea) che ci ha subissati di bis. Nonostante l'handicap "creativo" di una corda della chitarra rotta, siamo arrivati in fondo invitando anche la più piccola della covata (un'altra Sofia, nomen omen) a cantare Marcello Pipistrello. Come ha detto Marlo riferendosi (forse) al caldo, una serata suDante.
venerdì 14 luglio 2017
Watch the corners
foto: rockon.it
Quando ormai non ci speravo più son riuscito a vedere i Dinosaur Jr. (in ottima forma, tra l'altro). Io e Roto siamo andati a Padova: la cosa buffa è che ci dovevamo andare l'anno scorso ma alla fine rinunciammo (per manifesta stanchezza da vecchi), salvo scoprire dopo quasi un anno che anche i Dinosaur avevano dato forfait per problemi di salute e avrebbero recuperato la data. Concerto alla mia portata: non vicinissimo a casa ma col numero giusto di gente per poterselo godere. Cosa dire di questo gruppo? Erano (e sono) la band di Roto: di quella covata lì io ero più per gli Husker Du e i Pixies, ma dopo tutti questi anni sono praticamente di famiglia. Tra l'altro gli ultimi dischi sono persino belli. J Mascis è La Chitarra della mia generazione: un eterno assolo incurante degli errori (pochi) e del sempre incombente solipsismo (un filo); con quella voce assurda, poi, ha legittimato tutti gli scazzati ad esprimersi anche quando non c'è niente da dire. L'esatto contrario della rockstar anni settanta, pur proveniendo ugualmente da quei mondi lì (ma con il post-punk a fare da ponte). Lou Barlow (basso ipercinetico e canzoni byrdsiane) e Murph (batteria-metronomo e cuore pulsante) sono fondamentali nell'economia generale. Alla fine strano mix di sensazioni, da un lato sembra che trent'anni non siano minimamente passati ma dall'altro è meglio seguire il loro consiglio: watch the corners (alla romagnola: occhio agli spigoli).
Quando ormai non ci speravo più son riuscito a vedere i Dinosaur Jr. (in ottima forma, tra l'altro). Io e Roto siamo andati a Padova: la cosa buffa è che ci dovevamo andare l'anno scorso ma alla fine rinunciammo (per manifesta stanchezza da vecchi), salvo scoprire dopo quasi un anno che anche i Dinosaur avevano dato forfait per problemi di salute e avrebbero recuperato la data. Concerto alla mia portata: non vicinissimo a casa ma col numero giusto di gente per poterselo godere. Cosa dire di questo gruppo? Erano (e sono) la band di Roto: di quella covata lì io ero più per gli Husker Du e i Pixies, ma dopo tutti questi anni sono praticamente di famiglia. Tra l'altro gli ultimi dischi sono persino belli. J Mascis è La Chitarra della mia generazione: un eterno assolo incurante degli errori (pochi) e del sempre incombente solipsismo (un filo); con quella voce assurda, poi, ha legittimato tutti gli scazzati ad esprimersi anche quando non c'è niente da dire. L'esatto contrario della rockstar anni settanta, pur proveniendo ugualmente da quei mondi lì (ma con il post-punk a fare da ponte). Lou Barlow (basso ipercinetico e canzoni byrdsiane) e Murph (batteria-metronomo e cuore pulsante) sono fondamentali nell'economia generale. Alla fine strano mix di sensazioni, da un lato sembra che trent'anni non siano minimamente passati ma dall'altro è meglio seguire il loro consiglio: watch the corners (alla romagnola: occhio agli spigoli).
mercoledì 7 giugno 2017
Canzoni
"Our songs are alive in the land of the living. But songs are unlike literature. They're meant to be sung, not read. The words in Shakespeare's plays were meant to be acted on the stage. Just as lyrics in songs are meant to be sung, not read on a page. And I hope some of you get the chance to listen to these lyrics the way they were intended to be heard: in concert or on record or however people are listening to songs these days."
"Le nostre canzoni sono vive nella terra dei vivi. Ma le canzoni non sono come la letteratura. Devono essere cantate, non lette. Le parole delle commedie di Shakespeare dovevano essere recitate sul palco. Proprio come i testi delle canzoni nascono per essere cantati, non letti su una pagina. E spero che alcuni di voi abbiano la possibilità di ascoltare questi testi come si intende vadano ascoltati: in concerto o registrati o in qualsiasi maniera la gente ascolti canzoni ai giorni nostri."
Bob Dylan, Nobel Lecture 2017
"Le nostre canzoni sono vive nella terra dei vivi. Ma le canzoni non sono come la letteratura. Devono essere cantate, non lette. Le parole delle commedie di Shakespeare dovevano essere recitate sul palco. Proprio come i testi delle canzoni nascono per essere cantati, non letti su una pagina. E spero che alcuni di voi abbiano la possibilità di ascoltare questi testi come si intende vadano ascoltati: in concerto o registrati o in qualsiasi maniera la gente ascolti canzoni ai giorni nostri."
Bob Dylan, Nobel Lecture 2017
sabato 6 maggio 2017
Se non vuoi perdere i pezzi
E così, ce l'abbiamo fatta davvero. Questo è un post di soddisfazione, perchè dopo una gestazione infinita è nato l'album dei Jean Fabry "Se non vuoi perdere i pezzi". Federico Savini, che ci conosce da parecchio, ha scritto una bellissima recensione su Blow Up dove descrive benissimo chi siamo, cosa facciamo e perchè (così l'abbiamo capito anche noi). Abbiamo presentato il disco all'Auditorium Corelli di Fusignano (posto dove di solito suonano quelli bravi) e siamo anche andati bene. D'altronde, come si faceva a far brutta figura? C'era Riccardo Ragazzini a condurre la serata (che ha abbinato ad ogni canzone una immagine alimentare totalmente fuori contesto e l'ha fatta franca); c'era il Prof. Cantalupi che ha spiegato (al telefono) il paradosso del gatto di Schrödinger; c'era il Sindaco Molinari che ha brevemente illustrato il suo programma politico basato sulla macchina dei soldi in tutte le case; c'era il Maestro Sodano che ha cantato E la balena dopo averla per anni usata come mantra; c'era un violinista mascherato da coniglio che ha suonato in una versione de I pappi dei pioppi con tanto di strobo; c'era Duna che (oltre ad aver co-prodotto l'album e curato i suoni del concerto) ha portato le strobo; c'era l'aspirapolvere di Zini che Pappi ha usato in Volgare; c'era Hans che ci insultati dal pubblico e aveva ragione; abbiamo omaggiato i CCCP e Jonathan Richman; abbiamo aperto massacrando La follia di Corelli e chiuso con Quand il est mort le poète. Potremmo tranquillamente scioglierci ma mi sa che andremo avanti un altro po', per dimostrare all'universo che, se ce l'abbiamo fatta noi, ce la possono fare tutti.
lunedì 20 marzo 2017
20-03-17
E' l'equinozio di primavera. Alle cinque del pomeriggio me ne sto in cucina a preparare le fragole. La gatta Nekka fa il suo lavoro, cioè dorme su una sedia. Dalla sala giungono i suoni del cd che ho appena messo su: "Se non vuoi perdere i pezzi" dei Jean Fabry.
sabato 4 febbraio 2017
Tutto esaurito
Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, gli esseri umani impiegavano il loro "tempo libero" coltivando un "hobby" o una "passione", che dir si voglia. Per esempio: si andava al "bar" a fare delle "chiacchiere", c'era chi praticava uno "sport" e chi si dilettava con passatempi "artistici". Io sono sempre rientrato in quest'ultima categoria, pur non avendone i titoli. Da buon dilettante, ho trascorso infanzia e adolescenza a scarabocchiare fumetti poi, una volta scoperto il rock'n'roll ho coinvolto alcuni amichetti e abbiamo finto di avere un gruppo. I nostri gusti ci hanno portato a suonare una roba strana che abbiamo deciso di chiamare punk mentale; non ci siamo fatti mancare proprio niente, dalle prove in cameretta ai concorsi locali, dalle recensioni alle registrazioni di demo e album. A quei tempi c'erano le "audiocassette": molte ore di nastro giacciono in scatole da scarpe nel mio camerino, catalogate scrupolosamente e cronologicamente, manco si trattasse di inediti dei Beatles. Recentemente ho assemblato una piccola raccolta di brani in bassa fedeltà da cui è scaturito Acustica Rustica, il nuovo "lavoro" dei Jean Fabry. Una volta superata la gran mole di fruscio, errori e pressapochismo ci si può anche imbattere in qualche canzone (sempre secondo i nostri parametri, ovviamente). Una di queste si chiama Tutto esaurito, risale alla fine degli anni novanta e si basa su un loop suonato da Pappi sulla mitologica Casio S-K1 di Marlo, il quale ci suona tra l'altro un flautino in modo inconsapevole. Io ci ho scritto due parole sul tema della musica (quella che ascolti e quella che fai) ed è venuto fuori un valzerino impreziosito o dall'organetto di Giulio o dal basso del sindaco Molinari, a seconda delle volte. L'avremo suonata dal vivo si è no due-tre volte poi è scomparsa, assieme ad altri pezzi che non sono andati da nessuna parte. Nella seconda metà degli anni zero eravamo allo sbando (come al solito) perchè, anche se ci bastava fare ogni tanto le prove per divertirci un po', non trovavamo più neanche i posti per poterlo fare (le vite reali stavano prendendo logicamente il sopravvento). Grazie al buon cuore del nostro amico gommista Massimo, ogni tanto ci si trovava di sera nella sua officina e in una di queste occasioni girammo anche un video in mezzo ai copertoni: fra le canzoni recuperate ci fu anche Tutto esaurito e oggi ho persino dato in pasto a YouTube una registrazione di quel giorno. Il tempo passa e ogni tanto faccio davvero fatica a capire cosa ci spingesse a fare certe cose, anche se poi tutto sommato è quello che facciamo ancora oggi, vergognandosi molto poco e sparandole sempre più grosse. La musica che ascolti, la musica che fai.
giovedì 26 gennaio 2017
Europe is lost
E comunque, caro Melampo del 2027, ricordati che, Brexit o non Brexit, la musica più interessante di una decina di anni fa veniva proprio da Albione. Innanzitutto Kate Tempest, giovane poetessa rap-electro che mi è parsa davvero impressionante: il suo Let them eat chaos è un lavoro intenso, autentico, coinvolgente e a tratti pure figo. Oh, come al solito è una questione di gusti: per chi ha tempo e voglia c'è una bella performance qui, da vedere magari coi sottotitoli (ovviamente in inglese schietto). Per il resto, non si possono dimenticare gli Sleaford Mods e Polly Harvey (gallina vecchia che sta facendo i migliori brodi della sua vita). Se vogliamo poi parlare di hype è appena uscito il nuovo degli XX che, sinceramente, mi pare catturi lo zeitgeist come poche altre cose in giro. Tra l'altro, sono molto contento di essere riuscito finalmente a utilizzare la parola (tedesca) zeitgeist: forse Europe is not del tutto lost, dài.
domenica 1 gennaio 2017
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