sabato 31 dicembre 2016

Duemilaesedici

In ordine alfabetico:

50 Foot Wave - Bath white
Aphex Twin - Cheetah EP
Beyoncé - Lemonade
Bombino - Azel
David Bowie - Blackstar
Nick Cave & The Bad Seeds - Skeleton tree
Christine & The Queens - Christine & The Queens
Leonard Cohen - You want it darker
Dinosaur Jr - Give a glimpse of what yer not
Brian Eno - The ship
Niccolò Fabi - Una somma di piccole cose
Kristin Hersh - Wyatt at the Coyote Palace
David Howley - Toc toc
Iggy Pop - Post pop depression
Julie Ruin - Hit reset
Lee Scratch Perry - Must be free
M.I.A. - AIM
Massive Attack - Ritual spirit / The spoils / Dear friend
Moder ft.Duna - 8 dicembre
Bob Mould - Patch the sky
Pixies - Head carrier
PJ Harvey - The hope six demolition project
Portishead - SOS
Tricky - Skilled mechanics
Radiohead - A moon shaped pool
Jonathan Richman - That's all we need
Paul Simon - Stranger to stranger
Sleaford Mods - T.C.R.
Kate Tempest - Let them eat chaos
Shugo Tokumaru - Toss
Rokia Traoré - Né so
Underworld - Barbara Barbara we face a shining future
Suzanne Vega - Lover, beloved
Violent Femmes - We can do anything
Wire - Nocturnal koreans
XX - On hold
Yo Yo Mundi - Evidenti tracce di felicità
Neil Young - Peace trail

Retromania:
Big Star - Complete third
Pink Floyd - The early years 1965 - 1972

TV:
Dov'è Mario

venerdì 30 dicembre 2016

D'altra parte, è così












Duch mi ha insegnato il perfetto intercalare per cambiare argomento: "D'altra parte, è così". Quest'anno mi sono trovato a fuggire da un sacco di cose e vorrei averlo usato più spesso perchè avrei fatto una figura migliore. La mia parte artistoide negli ultimi dodici mesi si è dedicata fondamentalmente all'evento "Gnu che?" e al proseguimento della lavorazione del cd Jean Fabry. Per finanziare quest'ultimo ci sono state svariate date Capra & Cavoli, tra cui la performance all'Arena Delle Balle di Cotignola, luogo di culto della Bassa Romagna estiva. Con il fondamentale apporto di Serena e Margherita di Primola, lo spettacolo è stato forse il più bello nella storia di questo piccolo gruppo di non-musicisti per bambini. Per tutta una serie di motivi, l'esperienza ha ormai fatto il suo corso e il poco tempo libero futuro sarà praticamente tutto per il punk mentale. Quest'ultimo si è palesato nei soliti contesti: al Festival Delle Arti di Cervia con uno spettacolo denominato "La fine del confine" (highlight una terribile versione di "Sì, viaggiare" e persino "Roma-Bangkok"), alla Fira Di Sett Dulur e in un paio di occasioni legate alla politica (presentati i pezzi nuovi "Costituzionale alé alé" e "Tra un virus e un velox"). C'è stato anche il bis natalizio di Jingle Bell Ross sempre con l'ottimo Ragazzini (in gran spolvero nel brano omonimo). Per il resto, nel 2016 ha fatto irruzione nel mio tran-tran la gatta Nekka e sono tornato a vedere il Circo Bidone. Alla fine però non sono scappato con loro in Francia, sarà per un'altra volta. D'altra parte, è così.

martedì 27 dicembre 2016

Aiutami Obi Wan Kenobi, sei la mia ultima speranza






















Le giornate si son fatte via via sempre più complesse. Ogni tanto succedono delle cose, anche se poi non so se sono successe davvero o se sono semplicemente frutto della mia fervida immaginazione. Negli ultimi anni ho sentito affermare a più riprese che le allucinazioni e i deliri sono una protezione contro la sofferenza del mal di vivere, quindi non saprei proprio dire dove finisca la realtà e dove cominci la fantasia. Questa mattina mi sono recato in edicola  e ho acquistato Waterloo, fumetto realizzato tra gli altri da Maurizio Geminiani detto Smile, storico vicino di casa lughese di Marlo. Mentre uscivo dal negozio con l'albo sottobraccio è entrato un personaggio familiare che si è presentato dicendo "Buongiorno, sono l'Imperatore": era Pierino Brunelli, l'Imperatore (appunto) della Magna Romagna. Pensavo fosse scomparso in qualche universo parallelo, e invece eccolo lì in carne ed ossa: gli ho comprato il Lunario che distribuisce in questo periodo dell'anno e mi sono rincuorato grazie alle sue dichiarazioni sul fatto che nel 2017 si occuperà di sistemare la Sanità. Meno male. Più tardi ho raccattato da Duna il secondo master del cd dei Jean Fabry in cui un altro Imperatore (quello della piadina) è stato ritoccato a livello sonoro. Forse siamo arrivati alla versione definitiva e probabilmente nel 2017, oltre alla Sanità, si sistemeranno pure i Jean Fabry con l'uscita del disco. Dagli imperatori alle principesse il passo è breve: pare sia morta Carrie Fisher, cioè la Principessa Leia. E' un po' come quando venne fuori che era morto Kurt Cobain: quando una icona se ne va, sono guai. Non si capisce più quali sono le cose vere e quelle finte. E la nostra ultima speranza rimane Obi Wan.

giovedì 2 giugno 2016

Gnu che?


Questa storia nasce a metà degli anni ottanta (non i famosi "ANNI OTTANTA": gli "anni ottanta" in minuscolo). Ero appassionato di fumetti, calcio e musica: riguardo a quest'ultima, nonostante non disdegnassi i suoni alla moda (con abbondanti dosi di Videomusic) ero molto preso dalle figure "storiche" come Beatles, Pink Floyd, Bob Dylan, Neil Young, eccetera. In poche parole, per capire il presente avevo bisogno di conoscere il passato. Che poi, il passato: capirai, roba di massimo vent'anni prima. Ma era un'altra era geologica, non come adesso che son passati venticinque anni dai Nirvana ma non si è mosso un bel niente. Invece allora le cose si muovevano, eccome. Anche se poi non si andava da nessuna parte (vedi "Road to nowhere" dei Talking Heads, una delle mie prime epifanie). Per calarmi però definitivamente nel presente fu necessario un piccolo shock: conoscere Pappi e la scena di Fusignano.

Con tutto il rispetto, a Russi non c'era granchè. No punk, no do-it-yourself, no future (anzi, no present). E comunque, se c'era, io non lo vedevo. Da qualche anno facevo esperimenti con amici coraggiosi: si andava dall'elettronica poverissima dei Fumakilla (con Duch e il suo Commodore Vic20) al situazionismo punk-demenziale dei Parachute Rabbits ("Vomit rock"). Quando Pappi mi portò a Fusignano (no a New York, a Fu-si-gna-no) scoprii che ad un tiro di schioppo c'era un altro mondo: un sacco di band new wave e un mucchio di personaggi incredibili come Gratta, Bosco, Hans, Buri, Fina, Lucien, Trioschi, Afrikano, Sdino, Barlotti, Meletti e tutti gli altri del Cappellano (anch'io frequentavo l'oratorio, ma quello di Russi era un po' meno new wave). Per farla breve: Pappi aveva visto i Ramones a tredici anni. Difficile competere.

Nel corso del tempo, quelle capatine giovanili a Fusignano e dintorni hanno acquisito un valore sempre maggiore nella mia personale mitologia, fino al punto che, da vecchio, ho cominciato (sempre con Pappi, ovviamente) a coltivare una ideuzza malsana: far tornare quei tempi anche solo per un attimo (cercando di evitare tutta l'idealizzazione legata al ricordo e alla nostalgia) e riportare in vita la loro creatività spavalda e naif, con l'obiettivo di infondere nelle nuove e vecchie generazioni un briciolo di curiosità per le espressioni (artistiche?) più originali e genuine. Il solito presuntuoso!

Dopo un paio di tentativi andati a vuoto negli anni scorsi, alla terza le cose hanno preso una piega diversa: il caso ha voluto che anche il Comune di Fusignano stesse pensando ad un evento simile e, durante un concerto dei Capra & Cavoli nella ridente località della Bassa Romagna, il dado è stato tratto.

Che fare? Da bravi incoscienti, si è pensato ad una mostra di memorabilia e ad un concerto. Sulla carta tutto semplice ma in realtà una vera e propria impresa. Da soli era impossibile e allora abbiamo chiesto aiuto ad Hans, deus ex machina del movimento artistico-musicale della cittadina di Corelli. I primi incontri (anche con Lucien) hanno sortito un po' di chiacchiere e un senso di impotenza di fronte al tempo passato inesorabilmente e ad alcuni tristi ricordi. A questo punto, la nostra infantile cocciutaggine invece di mollare ha ingranato la quarta e sono accadute cose mirabolanti. Abbiamo cominciato a contattare i prime movers della scena fusignanense e, nonostante i molti incidenti di percorso, siamo giunti alla fatidica settimana del 16 aprile 2016, giorno scelto per l'evento chiamato "Gnu che?" (da una recente canzone dei Jean Fabry). Il ristretto tempo libero delle nostre vite da non-supereroi è stato utilizzato interamente (grazie alla pazienza delle nostre famiglie) per l'allestimento (molto alla buona) della mostra Com a sit amané (me ana sò) al leggendario Granaio e l'organizzazione del concerto all'altrettanto leggendario circolo Brainstorm.

A questo punto dovrei dare conto dei risultati, ma non ho voglia di entrare nei dettagli perchè ci vorrebbe un libro. La partecipazione è stata entusiasta, lo storico gruppo dei Reverse si è riunito per l'occasione e le emozioni sono state veramente parecchie. A titolo personale ci tengo a ricordare il microevento finale del 14 maggio, dove un gruppo misto Jean Fabry / Reverse / Kriminal Tango si è esibito per pochi intimi sfruttando la terribile acustica del Granaio con tanto di intervento telefonico di Giordano Sangiorgi del MEI che ci ha chiesto mostra e concerto per la prossima edizione del Meeting. Ora, io non so proprio cosa succederà nel futuro, ma posso dire di sentirmi un po' "sdebitato" nei confronti di quella lontana esperienza che adesso sento molto più vicina. E se non ho sognato, ho persino cantato "Kagemusha" al Granaio con i Reverse mentre fuori imperversava un temporale molto, molto new wave.

http://www.dailymotion.com/video/x452t9y_fusignano-brainstorm_music

https://www.youtube.com/watch?v=IE2RRyTs9II

https://www.youtube.com/watch?v=08qFQqSO3Fc

https://www.youtube.com/watch?v=zOs9WCf42UQ

venerdì 29 aprile 2016

Possiamo fare qualsiasi cosa

We can do anything. E' il nuovo album dei Violent Femmes. Che, detta così, chi se ne frega, no? Alt un pàs. Come, chi se ne frega? I Violent Femmes se ne stanno lassù nel mio firmamento personale dei gruppi fon-da-men-ta-li. Facile tirare in ballo Velvet Underground, Modern Lovers, Patti Smith: nonostante le influenze più o meno evidenti i Violent Femmes sono semplicemente i Violent Femmes. Il primo disco omonimo del 1983 è una immortale scheggia punk-blues-country-folk che dovrebbero insegnare a scuola, figlio dell'imberbe incoscienza e del puro genio: Blister in the sun, Add it up, Gone daddy gone, Kiss off e Good feeling sono inni senza tempo, e scusate l'enfasi. A me, però, quello che mi ha sconvolto è il secondo disco, Halloweed Ground. Qua succedono delle cose inaudite: filastrocche american gothic come Country death song, gospel sacrileghi come Jesus walking on the water e poi Black Girls. Dentro Black Girls c'è il mio big bang musicale (uno dei tanti, certo, ma forse il più istruttivo): la sezione strumentale con gli assoli degli Horns of dilemma che suonano qualsiasi cosa (dallo scacciapensieri ai pupazzi di gomma) mi ha fatto dire "lo voglio fare anch'io". Ecco. Nel corso degli anni i Violent Femmes non si sono più espressi ai livelli dei primi due dischi (l'ultimo non fa eccezione, anche se piazza qualche bel colpo qua e là) ma restano una salda istituzione: Gordon Gano e Brian Ritchie hanno litigato, si sono sputtanati e denunciati, hanno perso per strada Victor Delorenzo ma sono ancora in giro a diffondere il loro personale verbo. Vent'anni fa un gruppo italiano ebbe la faccia tosta di riuscire a farli suonare nel loro primo disco: erano gli Yo Yo Mundi di Acqui Terme. La faccenda mi incuriosì talmente che li andai a vedere dal vivo con Pappi (a Castel Bolognese!). Nel corso degli anni diventammo amici e ci aiutarono persino a pubblicare Rotoballe, il mini-cd dei Jean Fabry che si trova ancora su Ebay (e a casa mia).

Questa, in teoria, sarebbe un'altra storia ma, siccome nella mia testa ogni tanto mi piace unire i puntini e trovare un senso soprattutto dove un senso non c'è, non posso fare a meno di segnalare che in questo 2016 oltre ai Violent Femmes anche gli Yo Yo Mundi hanno pubblicato un nuovo disco. Mancano solo i Jean Fabry, ma se tutto va come deve andare non manca molto. Possiamo fare qualsiasi cosa.