giovedì 2 giugno 2016

Gnu che?


Questa storia nasce a metà degli anni ottanta (non i famosi "ANNI OTTANTA": gli "anni ottanta" in minuscolo). Ero appassionato di fumetti, calcio e musica: riguardo a quest'ultima, nonostante non disdegnassi i suoni alla moda (con abbondanti dosi di Videomusic) ero molto preso dalle figure "storiche" come Beatles, Pink Floyd, Bob Dylan, Neil Young, eccetera. In poche parole, per capire il presente avevo bisogno di conoscere il passato. Che poi, il passato: capirai, roba di massimo vent'anni prima. Ma era un'altra era geologica, non come adesso che son passati venticinque anni dai Nirvana ma non si è mosso un bel niente. Invece allora le cose si muovevano, eccome. Anche se poi non si andava da nessuna parte (vedi "Road to nowhere" dei Talking Heads, una delle mie prime epifanie). Per calarmi però definitivamente nel presente fu necessario un piccolo shock: conoscere Pappi e la scena di Fusignano.

Con tutto il rispetto, a Russi non c'era granchè. No punk, no do-it-yourself, no future (anzi, no present). E comunque, se c'era, io non lo vedevo. Da qualche anno facevo esperimenti con amici coraggiosi: si andava dall'elettronica poverissima dei Fumakilla (con Duch e il suo Commodore Vic20) al situazionismo punk-demenziale dei Parachute Rabbits ("Vomit rock"). Quando Pappi mi portò a Fusignano (no a New York, a Fu-si-gna-no) scoprii che ad un tiro di schioppo c'era un altro mondo: un sacco di band new wave e un mucchio di personaggi incredibili come Gratta, Bosco, Hans, Buri, Fina, Lucien, Trioschi, Afrikano, Sdino, Barlotti, Meletti e tutti gli altri del Cappellano (anch'io frequentavo l'oratorio, ma quello di Russi era un po' meno new wave). Per farla breve: Pappi aveva visto i Ramones a tredici anni. Difficile competere.

Nel corso del tempo, quelle capatine giovanili a Fusignano e dintorni hanno acquisito un valore sempre maggiore nella mia personale mitologia, fino al punto che, da vecchio, ho cominciato (sempre con Pappi, ovviamente) a coltivare una ideuzza malsana: far tornare quei tempi anche solo per un attimo (cercando di evitare tutta l'idealizzazione legata al ricordo e alla nostalgia) e riportare in vita la loro creatività spavalda e naif, con l'obiettivo di infondere nelle nuove e vecchie generazioni un briciolo di curiosità per le espressioni (artistiche?) più originali e genuine. Il solito presuntuoso!

Dopo un paio di tentativi andati a vuoto negli anni scorsi, alla terza le cose hanno preso una piega diversa: il caso ha voluto che anche il Comune di Fusignano stesse pensando ad un evento simile e, durante un concerto dei Capra & Cavoli nella ridente località della Bassa Romagna, il dado è stato tratto.

Che fare? Da bravi incoscienti, si è pensato ad una mostra di memorabilia e ad un concerto. Sulla carta tutto semplice ma in realtà una vera e propria impresa. Da soli era impossibile e allora abbiamo chiesto aiuto ad Hans, deus ex machina del movimento artistico-musicale della cittadina di Corelli. I primi incontri (anche con Lucien) hanno sortito un po' di chiacchiere e un senso di impotenza di fronte al tempo passato inesorabilmente e ad alcuni tristi ricordi. A questo punto, la nostra infantile cocciutaggine invece di mollare ha ingranato la quarta e sono accadute cose mirabolanti. Abbiamo cominciato a contattare i prime movers della scena fusignanense e, nonostante i molti incidenti di percorso, siamo giunti alla fatidica settimana del 16 aprile 2016, giorno scelto per l'evento chiamato "Gnu che?" (da una recente canzone dei Jean Fabry). Il ristretto tempo libero delle nostre vite da non-supereroi è stato utilizzato interamente (grazie alla pazienza delle nostre famiglie) per l'allestimento (molto alla buona) della mostra Com a sit amané (me ana sò) al leggendario Granaio e l'organizzazione del concerto all'altrettanto leggendario circolo Brainstorm.

A questo punto dovrei dare conto dei risultati, ma non ho voglia di entrare nei dettagli perchè ci vorrebbe un libro. La partecipazione è stata entusiasta, lo storico gruppo dei Reverse si è riunito per l'occasione e le emozioni sono state veramente parecchie. A titolo personale ci tengo a ricordare il microevento finale del 14 maggio, dove un gruppo misto Jean Fabry / Reverse / Kriminal Tango si è esibito per pochi intimi sfruttando la terribile acustica del Granaio con tanto di intervento telefonico di Giordano Sangiorgi del MEI che ci ha chiesto mostra e concerto per la prossima edizione del Meeting. Ora, io non so proprio cosa succederà nel futuro, ma posso dire di sentirmi un po' "sdebitato" nei confronti di quella lontana esperienza che adesso sento molto più vicina. E se non ho sognato, ho persino cantato "Kagemusha" al Granaio con i Reverse mentre fuori imperversava un temporale molto, molto new wave.

http://www.dailymotion.com/video/x452t9y_fusignano-brainstorm_music

https://www.youtube.com/watch?v=IE2RRyTs9II

https://www.youtube.com/watch?v=08qFQqSO3Fc

https://www.youtube.com/watch?v=zOs9WCf42UQ

1 commento:

  1. "GNU CHE" come titolo è stato geniale e la serata è stata emozionante con le giuste dosi di nostalgia e sfrontatezza.

    At salut

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