domenica 30 settembre 2018

Zira, zira (dalla Romagna a Capo Nord)






















La Nagara mi fa "Ormai la gente va a vedere solo le cover band" e in fondo al cuore so che ha ragione. Siamo a Fusignano a casa di Mirko Caravita, l'uomo dell'anno, colui che ha inforcato la bici per andare fino a Capo Nord (e ritorno) per dimostrare che "tutti possono farlo". Si è organizzata una bella festa per celebrare l'impresa, con tanta gente a tavola (pasta e fagioli, piadina e brazadèla) e qualche scriteriato a suonare. Oltre a noi (stavolta col nostro acciaccato impianto che ha comunque superato la prova), il Sindaco Molinari (in realtà c'era anche il sindaco di Fusignano, la qual cosa ha generato confusione), il duo Hans / Nagara (mini-reunion dei Frutti Di Bosco) e Cavina con il suo inarrestabile violino. Alla fine di cover ce ne son state parecchie, ma tutte piuttosto "originali", tra il dialettale, l'eclettico e lo scatologico (Hans). I momenti salienti son stati "La balilla" di Molinari, "Al progn d'la California" di Hans e la conclusiva "The lion sleeps tonight". Riguardo ai pezzi nostri, menzione particolare per "Punk mentale", richiesta direttamente dal palco da Cavina, che ha anche cantato a squarciagola "E la balena" consolidando la teoria che ci vuole ormai trasformati nella nostra tribute band. Mirko e famiglia son parsi contenti e anche i convenuti hanno mostrato di apprezzare. Buongustai!

venerdì 28 settembre 2018

Zira, zira (a Furlé)

Miguel mi fa "E' bello vedere che avete ancora qualcosa da dire" e in fondo al cuore so che ha ragione, anche se non so bene cosa abbiamo ancora da dire. Siamo a Forlì alla Settimana del Buon Vivere e abbiamo appena finito di suonare per il solito gruppo di pochi intimi, pochi e intimi anche perchè faceva un freddo notevole (ho fatto tutto il concerto col cappuccio su, e non per fare il figo). Poco lontano dal palco venivano servite birre e gelati come se fosse ferragosto, a cura di Francesco e dei suoi soci (è lui che ha avuto il coraggio di farci esibire in un contesto tale, tra violoncelli, pippibaudi e mostre d'arte). Per fortuna, prima di suonare ci ha fornito una provvidenziale grappa che ci ha scaldato quanto bastava per l'ennesima grande prova pratica di punk mentale: incredibile a dirsi, le cose hanno funzionato di brutto grazie ad uno splendido team di fonici e ad un incredibile micropubblico che ha assistito al solito mix di cover e originali aiutandoci ad arrivare vittoriosamente in fondo. Abbiamo riproposto un nostro vecchio spettacolo riadattato, "La fine del confine", ispirato ad un articolo di Umberto Eco su migrazioni e meticciato prossimo venturo. Dato che il tema generale della manifestazione era "Luoghi", non potevamo non lasciare spazio al Sindaco Molinari che, profeta in patria, ha eseguito due brani dialettali ambientati a Forlì tra cui la struggente "In t'la lerga ad Scarpèl", dedicata alla zona in cui è cresciuto (quindi una sorta di Penny Lane ad Furlé). A proposito di Beatles, ho rivisto con immenso piacere Miguel degli MM40, fan degli scarafaggi e di tante altre cose. Speravo proprio di trovarmelo lì e mi auguro che prima o poi si riesca a combinare qualche bel danno insieme. Parlando di danni, ormai Marlo rischiava il soffocamento per involontaria ingestione di un pappo: era già successo, ed è la dimostrazione che ogni nostra performance può essere l'ultima. A parte l'umorismo macabro-scaramantico, se dovessimo essere ricordati per concerti come questo sarebbe perfetto. Comunque, a scanso di equivoci, desidero si sappia che noi si continua (vivi e vegetali) a girare.

mercoledì 19 settembre 2018

Zira, zira (a la Fira)













foto: Gianni Zampaglione

 Il Sindaco Molinari mi fa "Il rock è diventato una musica reazionaria" e in fondo al cuore so bene che ha ragione. Per fortuna, noi non facciamo mica rock. Siamo a Russi, alla Fira Di Sett Dulur (cioè bel & cot, liscio, fuochi artificiali, autopista, ecc.), e stiamo come sempre per suonare alla Rocca nell'ambito della Rassegna delle band russiane. Allora: intanto, di russiani ci siamo giusto io e Pappi (che poi vien da Fusignano), mentre Marlo e Molinari sono cittadini del mondo (leggasi Lugo e Forlì) e quindi al massimo potremmo essere catalogati come una band romagnola. Però l'appellativo "band" si sposa male con i Jean Fabry e di conseguenza siamo come al solito fuori posto. Peccato, perchè il posto è bellissimo e Panino ci fa i suoni in modo impeccabile. Così iniziamo con A message to you, Rudy. Perchè? Boh, l'abbiamo provata e ci è venuta voglia di farla. Magari la prossima volta succederà col Requiem di Mozart. Comunque, il fatto che sia un bel pezzo nonviolento aggiunge sapore alla cosa ed è persino venuta bene. A dire il vero, nel resto della scaletta sono state ben poche le cose che son venute male. Si può dire? Si può dire sì, perchè di solito c'è sempre qualcosa che non va. Invece stavolta l'abbiamo proprio imbroccata; finalmente (senza dirlo a nessuno) abbiamo presentato il cd per intero nella città in cui è stato realizzato. Se ne sono accorti in pochi? Ma chi se ne frega, ci siamo divertiti un botto (almeno io, ma anche gli altri tre mi sembravano contentoni) e abbiamo finalmente trovato la nostra dimensione ideale: chitarra, tastiere, voci e rumorismo (con uno che ci fa i suoni come si deve). Cioè, lo sapevamo già, ma stavolta è andata proprio di lusso; tra l'altro ci siamo presentati come "Jean Fabry Tribute Band" e forse era proprio vero.