domenica 29 maggio 2011

It's gotta be rock and roll music (if you wanna dance with me)

C'è tanto da imparare, diceva quello. Reduce da un weekend di esibizioni non posso fare altro che concordare. Suonare a Marameo - Il Festival Dei Bambini è stato come giocare in casa, anche se in realtà è risultato piuttosto difficile "tenere" il pubblico fino alla fine: qualcuno se ne è andato, stanco per la lunga giornata o affamato per l'approssimarsi dell'ora di cena, innescando un piccolo effetto domino che ci ha visti terminare lo spettacolo eseguendo un Circo Bidone per pochi agguerriti fans. Gran bel contesto, comunque: relax e intelligenza a braccetto. E la soddisfazione di un bel distorsore sul Ponte Di Baracca. Ah, poi Marlo ha portato il necessario per lo Spritz fai-da te.
Al Vespa Raduno di Lizzano, sui colli cesenati, un po' di obnubilamento sensoriale mi ha fatto dimenticare gli accordi di alcuni pezzi, mi sono saltate due corde, mi sono perso più volte durante la scaletta e ho spesso avuto la sensazione che suonassimo cinque concerti diversi. Risultato? Gli astanti hanno mostrato di gradire ed i ragazzi dell'organizzazione sono parsi sinceramente molto contenti. Tra l'altro, a pensarci bene, ci sono stati bei momenti: la solita gag sulle varie versioni di Stringi le viti, la Sofi spinta dalla mamma (!) a cantare il Camaleonte, Pappi che ha tirato fuori la Vespa gialla, ferma dall'ultima glaciazione, ecc. ecc. Ma c'è una cosa che ha accomunato queste due giornate: in entrambi i casi, dal pubblico è giunta una richiesta precisa, a Marameo da un bimbo che avrà avuto a malapena tre anni e al Vespa Raduno da un amante delle bevande ricavate dalla fermentazione del luppolo. Qual'è stata la richiesta? Tre parole che ogni tanto è salutare riportare alla mente: Rock And Roll. E l'hanno chiesto a noi, pensa te.

venerdì 27 maggio 2011

All things go, all things go

Noi fanatici di musica alternativa siamo gente strana. A volte cerchiamo appositamente i gruppi più oscuri per poter avere un segreto da non condividere con nessuno, a volte invece seguiamo la massa e ci infatuiamo di quel che passa il convento, pur rimanendo nel nostro ambito "indie". Nei cosiddetti anni zero son successe tante belle cose, anche se la spinta innovativa dei decenni precedenti si è un po' affievolita. Una delle cose migliori è stata senza dubbio Sufjan Stevens, l'iperamericano autore del capolavoro indie-folk-pop Illinois. Dopo un paio d'anni di relativo silenzio e l'abbandono del progetto "un disco per ogni stato dell'unione", il nostro pare aver avuto un crollo nervoso durante la visione de Il fantastico Mr.Fox (del suo corrispettivo cinematografico, Wes Anderson) ed è tornato con un disco "normale" (All Delighted People) e con uno un po' meno (The Age Of Adz). Quest'ultimo ha provocato reazioni contrastanti, ed era da dire, essendo una specie di concept tecno-electro-pop sull'Apocalisse ispirato dalle opere di Royal Robertson, personaggio quantomeno "originale". Di primo acchito, i vocoder e i ritmi vintage dell'album mi hanno lasciato un po' perplesso, poi piano piano il valore dei pezzi e la qualità del lavoro me lo ha fatto rivalutare, fino a spingermi ad acquistare i biglietti per l'unica data italiana del tour, al teatro di Ferrara. Niente mi avrebbe però fatto presagire che razza di spettacolo avrei avuto la fortuna di vedere: una roba di una tale potenza da farmi quasi sragionare! A parte la scaletta, basata sull'ultimo lavoro ma con importanti recuperi dal passato più "traditional", è stata la coreografia a lasciarmi senza parole. Dopo un primo momento di straniamento, nel quale mi pareva di essere ad un concerto dei Genesis del 1973, sono stato rapito irrimediabilmente dalle astronavi, dalle tastiere, dai cori angelici e dalla potenza ritmica delle due batterie. E le acrobazie della corista? E l'assolo di sk-1? E le stelle filanti, le maschere e i palloni? Assolutamente fantastico. Siamo entrati con la nostra brava faccia da nerd e siamo usciti con un sorriso da bambini la mattina di natale. Grazie Sufjan, ben fatto. E lo Spritz al bar del teatro non era affatto malvagio.

domenica 22 maggio 2011

Qui lo fanno lo Spritz?

Insomma, Ambarabà CD Cocò ha vinto il Premio Soligatto. Conseguentemente a ciò, in rappresentanza dei Capra & Cavoli io e Marlo ci siamo recati nel Nord-Est, che per me è un po' come il Texas. Superfluo nascondere la nostra estraneità al mondo dell'editoria e annessi e connessi: ci siamo ritrovati ad impersonare ruoli per noi decisamente inusuali ma, data l'occasione, assolutamente leciti e persino coerenti! Così, La Scuola Del Fare trevigiana ha dovuto fare i conti con un pizzico di punk mentale, che ha fatto letteralmente esplodere le centinaia di bambini presenti nei due auditorium dove ci si è esibiti, a suon di camaleonti e ponti di baracca (mentre Pierin faceva la cacca gli saranno fischiate le orecchie un bel po', mi sa). Il fatto che i bambini conoscessero le canzoni a memoria ha fatto sì che per la prima volta io abbia avuto la percezione di aver fatto un qualcosa che funziona. Come da risaputo luogo comune, oramai la suddetta cosa "non mi appartiene più" e se ne va libera in giro per il mondo, lasciandomi il solo compito di agevolarne la diffusione. I Bizzarri Romagnoli (altro che Simpatici Italiani) se la sono cavata bene, le voci non si sono rotte, non ci sono state amnesie o accordi sbagliati. I solighesi in erba hanno avuto modo di apprezzare il tubofono e le mille altre diavolerie del maestro Marlo; sì, perchè come ha detto Monaldini (uno dei prodi illustratori del libro) ora siamo tutti maestri, ognuno nel proprio campo. La maestria di Marlo si è poi tramutata in pura genialità quando, con tutta la compagnia seduta ai tavolini di un bar, ha proferito l'immortale frase " Qui lo fanno lo Spritz?", dove per Spritz si intende il famoso aperitivo nato ESATTAMENTE da quelle parti. Inutile dire che è diventato un tormentone istantaneo: probabilmente l'amministrazione comunale di Pieve Di Soligo farà affiggere sul muro del bar una targa commemorativa a ricordo dell'evento. L'aperitivo ha suggellato il nostro soggiorno veneto, dato che ce ne siamo dovuti tornare dalle nostre parti (senza poter presenziare alla premiazione vera e propria, tra il rimpianto generale) per onorare un impegno preso in precedenza con la scuola materna di Coriano presso Forlì. Dopo un mesto viaggio in autostrada nobilitato solo dal canto corale del canzoniere degli Smiths (stile gita in corriera) siamo giunti a destinazione, dove ci attendeva un sano bagno di umiltà: qua, dove nessuno sapeva chi diavolo fossimo (in fondo eravamo stati ingaggiati per accompagnare musicalmente una recita scolastica) siamo tornati nella dimensione a noi più congrua, a combattere sfide perse in partenza contro il trenino ahi-ahi-caramba-mi-amigo-charlie-brown. Però, mentre il buio calava su Forlì e Molinari suonava i riff più famosi della storia del rock come sottofondo all'estrazione della lotteria, da qualche parte qualcuno sorseggiava uno Spritz alla nostra salute. Cin.

martedì 3 maggio 2011

CC / CP

Da quando i dischi non si vendono più, si è venuto a verificare un curioso fenomeno: dato che fondamentalmente i soldi si fanno suonando dal vivo, si sono riformati vecchi gruppi che parevano oramai destinati all'oblio con l'intento di attirare folle di nostalgici e/o appassionati di musica popolare. Oh, capiamoci subito: secondo me non è una cosa negativa, il purismo lasciamolo ai Grandi Artisti, che il rock and roll è un'altra roba. Per dire, c'è gente che non si è mai sciolta ma sono anni che va avanti coverizzando se stessa, senza aver la benchè minima cosa da dire, e nessuno si scandalizza. E poi, insomma, al cuor non si comanda: ho ancora ben vivo il ricordo dei Pixies a Ferrara e non mi dispiacerebbe andarmi a vedere qualche altro bello spirito dei tempi andati. Ognuno ha le sue debolezze. Una cosa curiosa sta capitando proprio dalle nostre parti: rotti i ponti da tempo, le due colonne portanti dei CCCP (per quel che mi riguarda, una delle cose migliori accadute culturalmente dalle nostre parti), Massimo Zamboni e Lindo Ferretti, si sono rimessi in movimento con gran parte dello storico repertorio militante, ma ognuno per conto suo. O perlomeno, Zamboni con Angela Baraldi e Ferretti con un paio di Üstmamò. La cosa bizzarra è il tempismo: sono partiti più o meno assieme. Cosa faranno i nostalgici? Se li andranno a vedere entrambi? Si divideranno in due fazioni l'una contro l'altra armate? Se ne staranno a casa ad ascoltare i vecchi dischi bestemmiando contro l'uno e l'altro? Mah. D'accordo, roba da quattro gatti. Però mi incuriosisce, dài. Zamboni con la Baraldi sembra quasi un sacrilegio, Ferretti negli ultimi anni ha fatto di tutto (schierandosi politicamente con quella che pareva la parte a lui più lontana) per farsi odiare da chi lo vedeva come un guru e non solo come un eccezionale cantante situazionista. Io penso che un salto a vedere i primi due lo farò (Ferretti mi inquieta un po' di più), tanto per vedere l'effetto che fa. Poi lo dicevano anche loro: fedeli alla linea / la linea non c'è!

domenica 1 maggio 2011

Ma l'impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale

Per uno come me, che il Primo Maggio è Natale (e il 25 Aprile è Pasqua, o viceversa, insomma ci siamo capiti) è stato come al solito tradizionale l'abbandonarsi passivamente (come fa la cosiddetta massa col panettone o la gita di pasquetta) al Concertone, il cosiddetto Sanremo Di Sinistra o giù di lì. Quel po' che ho visto quest'anno però (sarà che mi sono rincoglionito del tutto) mi ha trovato meno critico/cinico del solito: bella la celebrazione dell'Unità D'Italia, rinfrancante l'accoglienza ai vari musicanti più o meno impegnati/schierati, tutto sommato abbastanza onesta l'intera baracca. L'asso di briscola però son stati Dalla e De Gregori, che mi hanno fatto rivivere anni ed anni di greatest hits (che sì, va bene il punk, eccetera, ma insomma, dai) facendomi per un attimo aprire gli occhi su quello che è ANCHE stata la canzone italiana popolare e da radiolina. Il massimo è stato Disperato Erotico Stomp, con la citazione di Bonetti, che è uno che la storia l'ha fatta davvero e l'altra sera era lì al Socjale a fare i suoni ai Jean Fabry. Un po' mi sono vergognato, poi però mi è scappato da ridere. E Viva l'Italia.