lunedì 21 novembre 2022

I vecchi e i bambini

Dal 1997, almeno una volta all'anno, il trio formato da me, Pappi e Marlo ha dato vita ad una qualche esibizione davanti ad un pubblico. Venticinque anni! Va beh, c'è poco da celebrare: si vedono e si sentono tutti. La prima volta nel 2022 ha avuto luogo ieri. I Capra & Cavoli hanno avuto la possibilità di intrattenere bimbi e genitori al nido d'infanzia di Alfonsine (dopo esser passati da quello di Sant'Agata due giorni prima), grazie al Centro per le famiglie della Bassa Romagna. Ci siamo divertiti tutti quanti, Marlo/Zio Lupo era scatenato, io mi sono volentieri sgolato (e anche un po' slogato, dato che alla fine mi son ritrovato la schiena inchiodata) e Pappi non ha ancora capito cos'è un Tirintoppete. E' sempre una bella terapia di gruppo, ma non c'è niente da fare: siam vecchi. Non siam mai stati dei fenomeni (da bravi dilettanti) ma sicuramente la fatica è sempre di più e il tempo da dedicare alle nostre avventure è sempre di meno. Vorrà dire che faremo come tutti i vecchi (e i bambini) che si rispettino: continueremo imperterriti fino alla fine.
foto Wilma Guerrini



 

domenica 6 novembre 2022

L'universo coi piedi per terra

Low’s Mimi Parker, April 2005 (Stefan M. Prager/Redferns)

 Uno dei grandi gruppi di questi ultimi trent'anni sono stati i Low. Dico "stati" perchè purtroppo un brutto male si è portato via Mimi Parker, fondatrice e essenza del gruppo assieme al marito Alan Sparhawk. Venivano dalla fredda Duluth (Minnesota) e facevano una cosa che qualcuno ha chiamato slowcore, cioè un indie rock iper-rallentato con le melodie a due voci più belle che si siano mai sentite. Chiaramente il punto di partenza poteva essere individuato in certe cose tipo di Neil Young, ma il punto di arrivo era qualcos'altro. Pupilli del compianto John Peel (che aveva l'occhio buono), nonostante le premesse non fossero propriamente quelle di diventare un gruppo da classifica qualche soddisfazione se la sono tolta: io, per dire, ho avuto la fortuna di vederli aprire per i Radiohead. Gli ultimi due dischi sono riusciti a superare la classica formula chitarra distorta / canto celestiale, introducendo rumori inauditi e facendo emergere la bellezza dal caos: i critici hanno gridato al miracolo e obiettivamente ci siamo vicini. Ci hanno fatto sentire l'universo tenendo comunque i piedi sempre ben piantati per terra.