giovedì 30 novembre 2023

Let me go, boys

Mescolare il folk irlandese al punk. Adesso è una cosa scontata, ma quando arrivarono i Pogues per molti di noi fu proprio un'epifania. Il becero luogo comune irlandesi-musica-alcool-casino si sparse ulteriormente nel globo terracqueo, ma chi se ne frega: io ci trovai solo un grande gruppo e delle grandi canzoni. Le grandi canzoni le scriveva un tizio con pochi denti ma storti e la voce del demonio: Shane MacGowan. Oggi, trenta novembre duemilaeventitre, Shane ha lasciato questa dimensione dopo che per almeno trent'anni lo si è costantemente dato per moribondo a causa dei suoi ripetuti eccessi. Non so cosa dire, la gente muore e gli omaggi postumi lasciano sempre il tempo che trovano, ma Shane è stato molto importante per me e per tante altre persone quindi un ricordo ci sta eccome. Ho avuto la fortuna di vederlo dal vivo almeno tre volte e finchè campo ascolterò con piacere ogni tanto la sua voce. Quando da Muzak ascoltai per la prima volta If i should fall from grace with god aggiunsi un altro bel mattoncino nel muro della mia (mal) educazione culturale. Quest'uomo ha scritto - tra le altre - una delle più belle canzoni di tutti i tempi ed è stato un esempio di creatività espressiva fuori dal comune, anche senza conoscerlo di persona era facile volergli bene. Poeta è ormai una parolaccia ma in questo caso si potrebbe usare senza apparire banali. At salut, Shane.

If I should fall from grace with God
Where no doctor can relieve me
If I'm buried 'neath the sod
But the angels won't receive me

Let me go, boys
Let me go, boys
Let me go down in the mud
Where the rivers all run dry

This land was always ours
Was the proud land of our fathers
It belongs to us and them
Not to any of the others

Let them go, boys
Let them go, boys
Let them go down in the mud
Where the rivers all run dry

Bury me at sea
Where no murdered ghost can haunt me
If I rock upon the waves
No corpse shall lie upon me

It's coming up threes, boys
Keeps coming up threes, boys
Let them go down in the mud
Where the rivers all run dry

If I should fall from grace with God
Where no doctor can relieve me
If I'm buried 'neath the sod
So the angels won't receive me

Let me go, boys
Let me go, boys
Let me go down in the mud
Where the rivers all run dry

sabato 18 novembre 2023

Linguàza (o giù di lì)

E così, l'occasione per una serata tutta in dialetto è veramente arrivata. Lo storico Gabbiano di Conselice (dove in gioventù Pappi e Marlo ballavano la gnù vueiv) ha riaperto i battenti post-alluvione nella giornata di San Martino in versione "osteria romagnola" e i Jean Fabry (con tanto di Giulio alle pelli e Gnelez al coaching motivazionale) si sono esibiti in una sorta di Linguàza (o giù di lì) rispolverando per l'occasione svariate versioni in vernacolo di brani angloamericani di chiara fama. Pubblico ai tavoli come in una sorta di Festa Dell'Unità fuori tempo massimo, palco diviso con Cico dét e bèl & Mary Grace, service a cura di Gianlorenzo dei Reverse e Dagmar, facce conosciute e non, applausi, sbigottimento, acustica da sala da ballo, Gramadora a sorpresa e sabadoni per finire. Pensiero conclusivo: questo è stato per la Romagna un anno particolare ed è stato importante stringersi attorno alle tradizioni ma purtroppo le rogne non si accaniscono solo nella terra di liscio e piadina: la mattina dopo i volontari conselicesi sono andati nella Toscana a sua volta flagellata dalle alluvioni a ricambiare l'aiuto ricevuto in primavera. E il discorso si potrebbe allargare alle mille criticità vicine e lontane, naturali e non. Teniamo botta, tutti quanti.