mercoledì 8 novembre 2017
La parte più anni ottanta degli anni ottanta
Durante la visione in famiglia di Stranger Things 2, la nostra erede è giunta alla conclusione che io e sua madre eravamo giovani proprio durante "la parte più anni ottanta degli anni ottanta". Vero. Personalmente mi sono sentito in dovere di riavvolgere velocemente il mio nastro cerebrale per esprimere la mia sintetica opinione su quel periodo: non è che fosse poi tutto 'sto granchè. O meglio: facile adesso avere nostalgia, provateci voi a vivere in un presente in cui i Duran Duran la fanno da padroni e l'unica via d'uscita è inflipparsi di fumetti, fantascienza e videogiochi. I miei coetanei erano più o meno "paninari" e la comicità "con le tette" del Drive In era il vangelo. A casa mia, i comics di Linus e i franco-belgi della bande dessinée erano il mio pane quotidiano, unitamente ai film americani di Spielberg, Lucas e famiglia. I bar erano pieni zeppi di macchine mangiasoldi ed ero sempre lì: Phoenix, Galaga, Dig Dug e via di 8 bit. En passant, scoprii anche il tifo calcistico e guarii solo qualche anno più tardi, svegliato dalle pale dell'elicottero di un signore che si comprò l'Italia intera (partendo proprio dal Drive In). Cercai invano di combatterlo registrando su video 2000 (video recorder che perse la guerra con il VHS) i film delle sue reti private epurandoli dalla pubblicità. E la musica? Quella contemporanea mi entrava sotto pelle, qualcosa mi piaceva e qualcosa no. Siccome per me stava diventando una cosa importante, mi misi a studiare. Le mie basi erano le raccolte rossa e blu dei Beatles e quindi partii da lì: appunto i quattro di Liverpool, poi Pink Floyd, Dylan e compagnia bella. Arrivai quindi al big bang ben preparato. In cosa consistette il big bang? Talking Heads, CCCP e più avanti Pogues e chitarre incazzate americane. Ma quelli sono altri anni ottanta. Era finalmente finita.
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