sabato 21 agosto 2010
You want me be somebody who I'm really not
Anche gli indie-alternative-punk-snob hanno una carcassa da muovere, e io ultimamente la muovo con la roba di M.I.A. (tipo l'ultimo allucinato album, /\/\/\Y/\). Questa sconvolta furbacchiona sta facendo cose troppo fuori per avere un successo di massa (complici anche i dieci - venti anni di ritardo su Quando La Musica Contava Qualcosa), ma perlomeno riesce a farsi notare. Il genere è un bel misto di hip-hop, dance, reggae, pop, rock, eccetera. Poi qualche sparata, video fatti apposta per provocare, gli amici giusti (Diplo, Rusko, Blaqstarr, Switch e tutti gli altri extraterrestri della compagnia), i campionamenti giusti e le citazioni giuste (Clash, Pixies, Jonathan Richman, Suicide), un tocco di sano Situazionismo (arieccoci!) e il gioco è fatto. Fatto sta che sembra quasi di essere tornati indietro nel tempo, quando il presente esisteva ancora. E adesso basta, facciamo ballare un poco 'sti quattro neuroni che ci restano! Per tutto il resto c'è Lady Gaga.
mercoledì 18 agosto 2010
Carrot Power
Quella contro la Cattiva Alimentazione è una guerra persa in partenza. Io ci provo, ma molte volte mi perdo nel ginepraio di contraddizioni che avvolge tutta la materia CIBO. Mangiare è una necessità e un piacere ma si sa, i gusti son gusti. C'è chi pur di non rinunciare alla Nutella o alla Coca Cola darebbe via un rene, la mamma o un rene della mamma. C'è chi specula sul Biologico
e chi si converte sulla via di Damasco dello Slow Food. Ci facciamo fregare dalla debolezza della nostra gola e dal famoso Logorìo Della Vita Moderna e non ne veniamo mai a capo. O perlomeno, io non ne vengo a capo. Ci vorrebbero Tempo e Soldi, ma questo mi ricorda qualcosa. Anzi, parecchie cose. Ah, se poi uno è vegetariano è fottuto.
domenica 15 agosto 2010
Fatti questo slego!
Che meraviglia! Giove Pluvio, su imbeccata di Nettuno, è stato ben più che clemente e ha risparmiato ai molti convenuti in Piazza Maggiore (BO) il preannunciato meteo-gavettone. Quindi, largo all'avanguardia e agli Skiantos. L'eterno 1977 bolognese si è manifestato in tutta la sua fiera diversità e io, Pappi e il sindaco Molinari ci siamo goduti Gelati, Sono un ribelle mamma, Mi piaccion le sbarbine e tutto il resto, compresa una Eptadone da paura. Contorno di slamdancing dei giovani punk bolognesi e i consueti lanci di frutta e verdura. Poi l'omaggio a Dino Sarti e metà dei Gemelli Ruggeri (Eraldo) al flauto traverso. Ad un certo punto mi è anche sembrato di vedere Godzilla dietro le due torri e Zanardi che abbozzava un ballo marpione per adescare una sbarba. Dopo anni di de-evoluzione è tornata per una sera quella Bologna là. E non mi pareva un ritrovo di nostalgici. Hai visto mai?
venerdì 13 agosto 2010
Largo all'avanguardia
Banale, banale. Attenzione! Banale! Gli Skiantos. I nostri Sex Pistols, senza offesa nè per gli uni nè per gli altri. Anzi, sperando magari di offenderli entrambi. Che magari gli farebbe pure piacere. Cosa si può dire sugli Skiantos? Reduci del 1977, impersonificazione dell'aria che tirava a Bologna in quei tempi là, perlomeno della componente più "leggera" (per modo di dire). Avevano già capito tutto, non c'è gusto in Italia ad essere intelligenti. Inventarono il Demenziale, genere poi ampiamente degenerato negli anni a venire. L'album MONO tono rimane un manifesto di cosa fare quando non c'è più niente da fare. Già l'incipit di Eptadone ("Uno, due, sei, nove!") è sufficientementemente esplicativo. Poi Vortice, Largo all'avanguardia ("pubblico di merda"), Io sono uno skianto ("suono senza l'impianto") e tutto il resto. Cucinare gli spaghetti sul palco. Bersagliare con lanci di ortaggi il pubblico e sfotterlo in continuazione con cartelli offensivi ("fate cagare"). E poi, proprio nel 2010, introdurre il loro più grande successo del 1979 "Mi piaccion le sbarbine" con la frase "l'unica cosa che abbiamo in comune con il nostro primo ministro" è un notevole esempio di modernità.
Skiantos in concerto: Bologna, Piazza Maggiore 14 / 08 / 2010
domenica 8 agosto 2010
So You Want to Be a Rock 'n' Roll Star
Ci risiamo. Da quando esistono i Jean Fabry è una delle trappole più facili in cui cascare (e posso serenamente dire di essere oramai un habitué): sto parlando della depressione per la mancanza di un Adeguato Riconoscimento Artistico. Parole grosse, eh? Ma come mi permetto? Mi impegno a metter su una baracca con dei non-musicisti dediti al surrealismo in musica, lo chiamiamo punk mentale e pretendo di avere "successo"? Ma va là. La bella figura la fanno altri, più "popolari" nelle intenzioni e quindi anche nei risultati. Eppure mi scoccia. Il motivo di tale scocciatura è che sono un essere umano come tutti, soggetto ai peggiori istinti e alle più basse debolezze. Eppure basta ragionare e nella mia psiche torna il sereno: perchè esistono i Jean Fabry? Per divertimento? Oh, certo. Ma i nerds come noi si divertono in maniere bizzarre, tipo spiazzare la gente e combattere l'Omologazione Culturale e la Pigrizia Cerebrale. E' ovvio che ne usciamo con le ossa rotte e la sensazione di non essere accettati. Fa parte del gioco: non abbiamo nessun appeal per fare rivoluzioni e quindi siamo degli eterni guitti di provincia, consolati e sopportati da amici e parenti che hanno paura di ferirci. Eppure, ogni tanto sembra che qualche colpo vada a segno. Raccogliamo qua e là consensi sinceri e disinteressati, ed è questo che fa andare avanti la baracca. E' chiaro che avere la promozione, la visibilità e il seguito delle migliaia di gruppi più conosciuti di noi ci farebbe estremamente comodo, per portare avanti il nostro piccolo, innocuo piano eversivo. Ma bisogna farsene una ragione: è la nostra natura ad escludere a priori la possibilità di avere più possibilità. Così, in mancanza di un management o di una rete di amicizie più o meno influenti, insistiamo in modo artigianale a cercare recensioni e date per esibirsi. Leggere I Swear I Was There: The Gig That Changed The World (David Nolan), il libro sulle epocali esibizioni dei Sex Pistols a Manchester nel 1976 mi sta ulteriormente rinfrancando e illudendo. Io sono poco furbo, ma la mia curiosità mi spinge ad andare avanti. Spesso la fatica supera il gusto e subentra lo sconforto ma non c'è niente da fare: anche se abbiamo superato i quaranta, giocare ai situazionisti ci piace troppo. Devo solo sforzarmi di non eccedere con i lamenti. Ah, e di considerare gli altri gruppi per quello che sono.
lunedì 2 agosto 2010
Le foto delle vacanze
Dopo anni di isolamento, finalmente ho tirato fuori gli attributi e ho deciso: siamo in agosto, sono in ferie e FACCIO IL TURISTA. Basta con quintalate di snobberia mascherata da diffidenza, basta con la poetica delle piccole cose, basta. Famiglia, si va a Firenze. Col treno. Ci si mescola con innumerevoli cittadini del pianeta tutti convenuti lì per lo stesso motivo, cioè venire a vedere una delle culle della civiltà moderna. Alè, macchina fotografica e via. Si scavalla l'Appennino ed eccoci a Santa Maria Novella, pronti ad illustrare tutto quel casino alla nostra figliola. E man mano che ci si inoltra verso il Duomo, le piazze celebri, i persei e le fontane, ci si accorge di quanto sia difficile spiegare questa realtà confusa e decadente. Possibile che alla fine il senso della giornata sia infilarsi in un negozio Disney a rimirare la familiare paccottiglia televisiva? No, non bisogna mollare, forza, passiamo Ponte Vecchio, mangiamoci 'sto gelato e dirigiamoci a Boboli. Troppo caldo, però. Poi, scusa, un giardino senza giochi per i bambini che giardino è? Va bene, ho capito, è giusto che sia così. C'è un tempo per ogni cosa. Ricordo ancora quando vidi Firenze dall'alto dopo aver fatto il Passo della Colla con l'errequattro. Ecco, quello era il momento giusto. Adesso son diventato troppo materiale, anche volendo non riuscirei a fare dei gran voli di fantasia, forse perchè dopotutto son stato fortunato: i miei sogni si son realizzati tutti! Cioè, quasi tutti, dai.
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