Quanti dischi. Quanti dischi ho ascoltato e non è ancora finita, come diceva quello. Alla fine, cosa rimane di tutti questi ascolti? Le canzoni, ecco cosa rimane. Ma non tutte, ovviamente. Ad ognuno restano le sue, mi vien da dire, per svariati e inspiegabili motivi. Quindi, come funziona? Posto che oramai nella mia testa non credo ci sia più possibilità di incamerare rivoluzioni (tra l'altro in giro non ne vedo, ma può darsi sia la vista balenga), funziona così: leggo qua e là, mi faccio intortare, trovo in giro il materiale e passo all'ascolto. A volte, dopo dieci secondi mi viene la nausea e passo ad altro (ebbene sì, skippo anch'io a quasi sessant'anni): alcuni dei miei dischi preferiti sono passati attraverso questa fase (pochi pochi, ma alcuni clamorosi sì). A volte, infatti, qualcosa mi spinge a continuare e continuo. Così facendo ho scoperto belle cose, alcune mi hanno anche accompagnato per periodi più o meno lunghi, ma - torniamo a bomba - in realtà quello che fa fare il salto di qualità è... quel pezzo lì. Proprio quello. Una volta trovato, mi fa vedere tutto il resto del lavoro sotto una luce diversa e scatena il fan interiore (a quel punto corro il rischio di trascinarmi per anni perdonando montagne di dischi inutili, ma tant'è). Inciso: uno degli altri motivi per cui un gruppo mi incuriosisce sono le cover che fa. Di recente mi sono imbattuto nell'ennesimo collettivo di giovani-inglesi-che-fanno-pop-sofisticato, gli English Teacher. Ho visto che avevano coverizzato gli Smiths e gli LCD Soundsystem e mi son detto: dài? Ho messo su il loro nuovo album This could be Texas e dai primi pezzi mi è sembrato subito interessante, eppure... Ma insomma, lo sbuzzo c'è, vuoi che non abbiano fatto una canzone di quelle che dico io? Avanti con l'ascolto. Sì, bello, ok... mi sto distraendo, ma improvvisamente BOOM! Traccia 9, Nearly daffodils. Ripeto ciò che ho scritto all'inizio: non c'è una logica, i criteri per cui una serie di suoni e rumori entra sottopelle sono totalmente soggettivi e stop (anche se qui sarebbe interessante aprire una parentesi sulle produzioni ipercommerciali, iperderivative e di megasuccesso, non lo farò). Analisi a posteriori: il giro principale ha un bel cambio che sposta, l'armonia in capo al basso è ad un passo dal tecnicismo ma avercene, la chitarra fa un bel lavorino new wave, il modo in cui la funambolica Lily Fontaine declina il ritornello è notevole (in particolar modo lo stacco fra "daffo" e "dils"), ad un certo punto mi ricordano i R.E.M. di Murmur e subito dopo un disco prog del 1972, poi... va beh, basta, bravi.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento