lunedì 7 giugno 2010

Me voy (donde no hay sufrimiento)


E così, il burbero selciato di Piazza Castello a Ferrara è stato testimone dell'ennesimo rito sonico. Quattro signori americani non più giovani (i Pixies) hanno avuto la situazione in pugno per un'ora e mezza facendo sfracelli nella psiche già labile degli astanti. Durante Allison ho avuto il timore di non farcela; la mia pelle e le mie ossa buttate qua e là in mezzo alla marmaglia informe stavano per soccombere ma come al solito sono sopravvissuto. Poi questi hanno infilato Debaser/Planet of sound/Alec Eiffel e buonanotte. Ma perchè uno va a vedere un concerto per distruggersi? Chiamatelo pogo, slam dancing, moshing, chiamatelo come volete tanto è comunque assurdo. Però ad alcuni di noi piace. Sarà un retaggio primitivo, chissà. Bel concerto, comunque. Per quel che mi riguarda in ritardo di vent'anni, ma meglio tardi che mai. E poi andatelo a dire a chi vent'anni ancora non li ha (e ce n'erano tanti). Cazzo, i Pixies adesso come i Deep Purple negli anni ottanta? Naah, il paragone non regge, perchè i Deep Purple ci sono ancora oggi e hanno più seguito dei Pixies e di tutti gli altri gruppi da nerd sconvolti degli ultimo trentennio. E' ovvio che si sono riformati per i soldi, l'hanno anche dichiarato pubblicamente. Ma quando uno fa un mestiere dovrà pur campare, no? Sì, vabbè, ho capito, l'arte, eccetera eccetera. Secondo me l'arte sta spesso e volentieri fuori dai musei ma è meglio che io stia zitto, che son di parte. Son tutte robe che non si possono spiegare. C'è chi guarda i mondiali di calcio e chi si commuove durante The sad punk. E basta, va là.

2 commenti:

  1. Me li ricordo ancora, all'Heineken Jammin Festival di Imola, qualche anno fa. Un panzone pelato coi suoi amici, compagni di bevute. Anch'io mi sono commosso.

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  2. Ecco, bravo, c'ero anch'io. Siamo troppo sensibili.

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