sabato 9 ottobre 2021

La catasta

E così, dopo aver preso coscienza della nostra precarietà come specie, ora si tratta di rimboccarci le maniche e continuare la nostra avventura su questo pianeta. Probabilmente - ahimè - si proseguirà con l'occupazione e lo sfruttamento di ogni risorsa disponibile (sia essa animale, vegetale o minerale) tanto al massimo poi c'è sempre Marte. Come? Nonostante la pandemia non abbiamo mai cessato di consumare? Davvero? E in realtà non abbiamo preso coscienza proprio di niente? Giura! Va beh, ho capito, è tutto nella mia testa come sempre. E' che a volte mi sembra quasi di avere negli anni imparato qualcosa, ma poi mi rendo conto che è solo un effetto della mezza età, del freno tirato, della prudenza, dei compromessi e soprattutto della MIA precarietà, altro che specie. Vedo con stanca rassegnazione i miei simili dividersi in nome sì della libertà come ai vecchi tempi, ma stavolta si tratta della libertà individuale e chi se ne frega degli altri: non c'è una visione di insieme, non c'è comunità, al massimo branco. Comunque questa è solo la voce di un vecchio da non ascoltare. I giovani sono la nostra unica speranza (e non i vecchi Jedi come diceva quella) e persino io riesco ad intravedere qualcosa in mezzo al fumo senza arrosto dei profili social. E' chiaro che io vedo quello che voglio vedere, cioè quello che farei io alla loro età e magari rimpiango di non aver fatto. Nonostante il mio materialismo senile, è tutta una faccenda di fede: io credo non sia giusto persistere con l'utilizzo indiscriminato dei carburanti fossili e penso sia ora di piantarla, anzi di piantarli: intendo gli alberi. Un po' quello che è stato fatto al Bosco Urbano di Conselice. E' uno splendido bosco coetaneo, cioè costituito da piante della stessa età. Il nostro piccolo progetto Capra & Cavoli è stato invitato ad esibirsi in loco per le famiglie partecipanti ad una iniziativa della Bassa Romagna. Io, Pappi e Marlo abbiamo suonato unplugged in mezzo a guazza, mosche, zanzare, sole autunnale e occasionali schiamazzi di qualche piumato abitante della zona. I piccoli umani intenti a fare le petite déjeneur sur l'herbe hanno ascoltato incuriositi le nostre bislacche storie di camaleonti, pipistrelli e gatapozle. Marlo si è anche trasformato in Zio Lupo infilandosi sul capo una testa di cartapesta e Pappi è riuscito ad arrivare in fondo alla scaletta con le pile delle tastiere ormai scariche ma ancora funzionanti. Esperienza surreale e, come accade ultimamente in queste occasioni, terapeutica. La nostra performance è avvenuta nei pressi di una catasta di legna, messa lì di proposito dai responsabili del parco per ovviare ad un inconveniente tipico dei boschi coetanei: la mancanza di vecchie piante ormai cadute a terra, rifugio di molte specie animali che vi trovano riparo e protezione, contribuendo al ciclo vitale dell'intero ecosistema come natura comanda. Forse il ruolo di noi attuali cinquantenni è proprio quello dell'utile catasta, in mezzo al giovane bosco che nel futuro diventerà una splendida e rigogliosa foresta che finalmente non avrà più bisogno di noi.

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