Sanremo è sempre stato IL NEMICO e sarà sempre IL NEMICO. Punto. Anzi: non solo è IL NEMICO, ma ha pure vinto la guerra e sempre la vincerà. Una volta raggiunta questa amara consapevolezza che si fa? Ci si abitua, ci si adatta, si tengono comunque vigili quei due-tre anticorpi per avere l'illusione che un giorno le cose cambieranno e poi basta. Detto questo, nell'anno 2021 si continua ad esercitare lo sport preferito dei suonatori-artistoidi-alternativi-snob: si guarda Sanremo (fino ad una cert'ora, non esageriamo col masochismo) e lo si critica, dimenticando all'istante i malinconici e imbarazzanti tentativi di normalizzare la pandemia e godendo (poco) di quei rari momenti involontariamente importanti. E' stato possibile assistere, durante la cosiddetta "serata delle cover" a ben due pezzi firmati Ferretti e soprattutto alla formidabile performance dei miei compaesani Extraliscio. Oh, sia chiaro, li ho sempre invidiati sentendomi ogni tanto un cugino di decimo grado: dai tempi dei CCCP di Valium Tavor Serenase, con il suo omaggio-sberleffo a Romagna mia, il liscio ha sempre esercitato su tanti di noi un fascino enorme, una sorta di attrazione-repulsione. Anche i Jean Fabry nel loro piccolissimo hanno marginalmente marcato quel territorio con vari valzer e un vecchio spettacolo con Radio NK (Linguaza) ma io, da buon suonatore-artistoide-eccetera, mi son sempre svincolato dall'abbraccio mortale con la balera. Dato che suonare non è il mio lavoro, mi è sempre piaciuto tenere aperte le porte del zavaglio e della bizzarria perchè come terapia (questo è) funziona. Ma perchè parlo di cose mie come fossero patrimonio dell'umanità? Torniamo agli Extraliscio, va là, che a scanso di equivoci a Sanremo sono stati fantastici perchè hanno spaccato ben più dei numerosi giovani trapper o presunti tali (ah, comunque: la seconda cosa migliore del festival), si son divertiti facendo divertire almeno chi aveva capito cosa stava succedendo e poi, insomma, avevano il theremin.
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