domenica 27 aprile 2014

Quella sera al Mataluna





A me le celebrazioni non piacciono, però quando ci vuole ci vuole. Il caso ha voluto che il concerto per i vent'anni de I pappi dei pioppi (il gruppo, non la canzone) cascasse a ridosso del 25 aprile (che per me, come ho già avuto a modo di dichiarare, è un po' come il giorno di Natale). Orbene, proprio a due passi dal Mataluna, poco meno di ventiquattr'ore prima della nostra esibizione, qualche birbante ha ben pensato di danneggiare e deturpare un cippo commemorativo; quindi, chiesti i dovuti permessi ai gestori del locale, abbiamo aperto la serata con la nostra personale versione dell'inno nazionale italiano, Bella ciao. Doveroso. Siamo poi passati alla rievocazione personale vera e propria: il tema della serata era grosso modo "quando iniziammo a suonare" e tra l'altro, se foste passati da quelle parti un paio d'ore prima, avreste avuto modo di apprezzare il tuffo nel passato di Adriano Tarroni, il bassista della Guercia Figura Goffa, che ha eseguito per noi brani di Jethro Tull e CSNY.  Ma torniamo a bomba. Dopo una infinita serie di chiacchiere introduttive da parte del sottoscritto, Pappi ha imbracciato il basso e via di Jonathan Richman, CCCP e mondine varie, come il 15 aprile 1994 alla Casa del popolo di Borgo Fratti. Momento clou (per me) E zir d'e clomb, eseguita in coppia a vent'anni dalla nascita (in realtà la vera festeggiata è lei).  A questo punto, per arricchire la narrazione abbiamo inserito (con un incredibile coup de theatre) il grande Marlo (col megafono) facendo rivivere a tutti quanti l'altro grande evento di quell'anno, il concerto al Pavaglione di Lugo degli America Television Love, con grande sorpresa del Dott. Ragazzini che si è emozionato nel sentire Rape me dei Nirvana. Il nostro solito trio ha poi eseguito Jean Fabry (la canzone) e Romagna Paranoica (finalmente). Il Sindaco Molinari ha poi ricordato i suoi esordi con la bitteggiante Un gatto sul sofà, ci ha omaggiati con la sua versione di E zir d'e clomb e ha concluso con Romagna mia / Bella ciao à la Hendrix.  Da lì in poi spazio ai Jean Fabry col Maestro Guberti al sax, soliti classici del punk mentale, assurda improvvisazione compresa (Quella sera al Mataluna), terzo e ultimo giro del colombo poi a mezzanotte sono arrivati gli scariolanti e stop.

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