martedì 12 luglio 2011

The last living rose

Spesso il tono delle quattro fregnacce che scrivo in questo spazio vira pericolosamente verso il malinconico-mitizzante-rivendicativo; del resto quando ci si ritrova da soli di fronte allo spazio bianco si tende automaticamente ad esorcizzare i fantasmi passati, presenti e futuri, in un continuo esercizio di autoanalisi ed autoaffermazione che, probabilmente, ad un lettore esterno produce l'effetto di fare due maroni così.
Come posso parlare di PJ Harvey senza dare la stura ai sentimenti? Vent'anni di ascolti non sono passati invano, ed è chiaro che andare a vedere la (ex?) ragazza del Dorset in concerto nella Santa Ferrara Sotto Le Stelle non può che portarmi pericolosamente in zona melò. Vorrei però fare uno sforzo e tenere i piedi ben piantati in questo presente che poi così schifo non fa, anzi, tutt'altro: lo splendido Let England Shake dal vivo non perde un grammo del suo valore, grazie anche ad una formazione essenziale ma perfetta (John Parish, Mick Harvey, Jean-Marc Butty).
Sono orgoglioso di ammettere che ero principalmente lì proprio per quest'ultimo disco e per il precedente White Chalk, anche se non posso negare lo scontato ma inevitabile scossone per Angelene. Attorno a me, molta gente pareva invece cercare il mito e forse pure la riot girl che PJ Harvey non è mai stata: ogni qual volta imbracciava l'elettrica il livello di adrenalina saliva alle stelle. E il rock? Per me ce n'è stato un bel po', nonostante il vestito-da-prima-comunione-con-piume-in-testa-e-autoharp. Bello spettacolo da portare in giro, di una professionalità oramai dimenticata e il cui valore non sta negli orpelli ma nella musica e nelle canzoni, come dovrebbe essere sempre.
Ah, mi sono anche divertito come un demente a menarla con la vecchia gag della somiglianza fra Mick Harvey e il Sindaco Claudio Molinari, tanto per farvi capire che non è che fossi ad una funzione religiosa. Quando ci vuole ci vuole, con buona pace della grande vecchia Polly. Stop.

4 commenti:

  1. A me sono venuti i brividi con Silence rifatta con i musicisti.

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  2. Confermo, e nonostante tutto mi sono augurato che il concerto finisse lì. Dopo non ci stava nient'altro.

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  3. Lei sembra una persona timida e umile, forse il successo non l'ha poi cambiata molto, continua a rimanere fedele a se stessa, o almeno così pare.
    Al contrario di quella antipatica di islandese..

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  4. L'antipatica islandese ha dato tantissimo negli anni novanta, poi ha avuto qualche appannamento (anche se Medulla mi è piaciuto molto). Tutto sommato è rimasta pure lei fedele a se stessa, eccessi compresi. Secondo me.

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