La mia passione per Hieronymus Bosch risale agli anni novanta del secolo scorso, quando sposai pure io una serie di teorie secondo le quali il Medioevo a) era sottovalutato b) non era mai finito c) non era mai esistito. Al netto di queste pinzellacchere, va detto che era destino che prima o poi cascassi nella trappola del fiammingo psichedelico perchè ho sempre avuto un debole per i visionari virati al grottesco (dai fumetti, al cinema, alla musica, eccetera). E allora vai a cercare i dettagli più assurdi per perdercisi dentro, complice il mistero che circonda l'uomo e le sue opere. Fino a questo mese non ne avevo mai vista una dal vero e forse non l'ho ancora fatto, perchè il Laatste oordeel drieluik (Giudizio finale) al Groeningemuseum di Bruges è attualmente di dubbia attribuzione. Il primo aprile (ovviamente) ero comunque in loco e un brividino l'ho provato. Anche il Belgio fa parte dei posti che non esistono, ma tutto sommato l'ho trovato abbastanza realistico, con le sue patate, il suo cioccolato, le sue bande dessinées e - appunto - i suoi maestri dell'arte figurativa (da Magritte a Ensor, e ho detto poco). Da vecchio sto continuando a cavarmi qualche curiosità anche se ovviamente i miei occhi non vedono più quel che vedevano (o credevano di vedere) tempo fa. Dio solo sa cosa vedeva Hieronymus: per fortuna era in grado di fissare per l'eternità su delle tavole di legno qualcosa che forse non capiremo mai ma che, proprio per questo motivo, è ancora in grado di scatenare emozioni e voglia di andare oltre il malefico conformismo che ci circonda.
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