mercoledì 10 maggio 2023

Continuiamo così, facciamoci del male


Andare in un cinema d'essai a vedere l'ultimo film di Nanni Moretti è stato come andare a vedere i recenti sequel di Star Wars. Alè, la bestemmia l'ho detta e adesso posso argomentare. Entrambe le cose (Moretti e Star Wars) fanno parte della mia formazione ed entrambe sono collocabili in un periodo spaziotemporale piuttosto lontano e per forza di cose diverso da ora, per me nello specifico ma credo per tutti in generale. "Il sol dell'avvenire" è pieno di strizzate d'occhio al fandom morettiano e sinceramente da questo punto di vista me lo sono anche piuttosto goduto. Rimane però la questione del tempo che è passato e del futuro che fa un pochino paura. Ai tempi che furono un buon alternativo-nerd-intellettualoide aveva nel suo background il pop-rock classico e l'indie anni ottanta, il cinema americano da popcorn e quello autoriale european style, i fumetti della Bonelli e Frigidaire e così via. Queste apparenti contrapposizioni non comunicanti in realtà erano strettamente correlate e spesso convivevano tranquillamente, linguaggi diversi che formavano un unico multiforme vocabolario espressivo. Ecco, Moretti nel 2023 è un po' come una lingua antica parlata da tribù in via di estinzione, popoli che avevano una idea di futuro probabilmente sbagliata ma almeno ce l'avevano. E soprattutto avevano un dialogo - anche conflittuale - con altre realtà vive e propositive. Non so se queste scoraggianti riflessioni siano solo figlie della mia non più verde età, fatto sta che il logaritmo sta tirando su tanti bei muretti individuali in cui richiudersi dimenticando cosa c'è (o cosa ci potrà essere) là fuori. Comodo, ma triste. Continuiamo così, facciamoci del male.

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