scena: pensierosa serata in abitazione romagnola al tempo del Covid
Chissà se è proprio vero che si cambia. Cioè: uno magari ci spera, no? Voglio dire, con tutte le cazzate che si fanno nella vita (più o meno volute) a me resta sempre accesa la fiammella della redenzione, del migliorarsi, dello sbagliare per imparare. Penso ad episodi non edificanti della mia esistenza e mi dico: dài, oramai non sei più quella persona, ogni tua singola cellula è nuova di pacca, restano solo ricordi di ricordi, una memoria revisionata al passo col tempo presente. Ma non è che sia questo il punto? Non è che si rimanga sempre uguali a se stessi, geneticamente portati a raggiungere le stesse destinazioni pur percorrendo strade di volta in volta differenti? Non è che siano gli scenari diversi a darci l'illusione della progressione? Non è che interpretiamo erroneamente il rallentamento cognitivo come una forma di maturità o addirittura di saggezza? Forse da vecchi si è in grado di insegnare qualcosa ai più giovani per una mera questione di esperienze pregresse: grazie al cielo poi dopo un po' non ci ascoltano più e si infilano per la loro strada, a vele spiegate verso i loro, di errori (che i nostri son roba pallosa già vista milioni di volte). Da giovani si pensa di riuscire a ribaltare il mondo e raddrizzare i torti, è naturale e biologico. Se uno guarda la storia nel suo complesso si possono facilmente notare una miriade di passi in avanti verso una società "migliore", ma tutto è relativo: magari per qualcuno certe conquiste sono aberrazioni e se fosse per lui... E poi, quale "storia"? Quella umana? Quella occidentale? Quella del progresso scientifico? Quella dei massacri in nome di inesistenti divinità o ben più concreti interessi economici? Ok, me ne sono accorto da solo: questo è pessimismo, è il solito bicchiere mezzo vuoto, è quello che è. Però.
scena: il giorno dopo, stessa abitazione romagnola al tempo del Covid
Improvvisamente, è tutto chiaro. E' bastata una partita a Phoenix. Cos'è Phoenix? E' uno sparatutto da sala giochi inizio anni ottanta ed è sempre stato il mio preferito, fin dalla musica iniziale (la malinconica "Romanza anonima" famosa come "Giochi proibiti", invece di una qualsiasi marcetta battagliera). Phoenix come Fenice, che muore e rinasce sempre come da eterno copione. Ecco dove siamo: dentro una partita a Phoenix, in cui ammazziamo, veniamo ammazzati, compiamo imprese eroiche, facciamo le immani cazzate di cui parlavo all'inizio, superiamo man mano i vari livelli solo per poi ricominciare da capo, con sfumature sempre diverse ma con lo stesso mostro alieno da affrontare ancora e ancora e ancora. Poteva andare molto peggio. Potevamo essere dentro Pac-Man.
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