lunedì 15 luglio 2019
Quand'ero piccolo ascoltavo Capodistria
Quand'ero piccolo era normale ammirare con stupore la generazione dei miei nonni, che era passata dalla stalla alla televisione e dal biroccio all'automobile. Quand'ero piccolo non avrei mai immaginato che nel 2019 invece delle astronavi avremmo avuto gli smartphones. Insomma: quand'ero piccolo ascoltavo Capodistria. In particolare, la trasmissione più ascoltata di Radio Koper Capodistria era quella dell'ora di pranzo: Musica per voi, dove gli imperturbabili speaker dedicavano a grandi e piccini con "un trenino di auguri" i classici della canzone popolare (immancabili Mamma, Romagna mia e Bandiera Rossa). Ieri, durante l'esibizione dei Jean Fabry sulla bella spiaggia del Quevida, ho costretto il Sindaco Molinari a fare outing: lui fu destinatario in svariate occasioni dei sopracitati auguri radiofonici, da bambino fino addirittura a militare. Cosa significa tutto questo? Non lo so. Forse che il mondo fra cinquant'anni sarà irriconoscibile? Me lo auguro, sperando che di questi tempi moderni resti solo memoria delle cose importanti (che al momento mi sfuggono). Comunque, solito concerto dei soliti Jean Fabry (col rientrante Pappi) con prima esecuzione "di gruppo" del brano Radical twist con tanto di Molinari ancheggiante (fortuna che non c'era tanta gente, va là). La genesi di questo pezzo è da ricercarsi in una mia sconfortata reazione al consueto (oramai) attacco "politico" ai "radical chic" o "intellettuali" o "giornalisti" che dir si voglia, cantando e ballando in modo incongruo ma sincero. E vabbè. Per il resto, solito mix di classici (per noi) e cover lunatiche, errori, problemi tecnici, momenti di gloria, bis richiesti per pietà e Marlo che ha finalmente confessato: "Me ne accorgo solo sul momento, se sono ispirato o no". Una svolta radicale.
martedì 9 luglio 2019
Cielo di polistirolo
Marlo mi fa "Facciamo In heaven?" e io "Quella di Eraserhead? Quella di Lynch? Quella che han fatto anche i Pixies?". La risposta a questa serie di domande retoriche è: sì. Tra l'altro ci sta, perchè quest'anno al Festival delle arti di Cervia il tema è il paradiso dantesco. Siamo stati nuovamente invitati e come al solito non abbiamo potuto rifiutare. Purtroppo però Pappi non poteva e allora abbiamo spinto sull'acceleratore dell'avanspettacolo - diciamo così - eccentrico. Ecco: la parola "eccentrico" si traduce in romagnolo con lo splendido "uriginél", cioè "originale" ma in senso politically correct per evitare di usare il probabilmente più consono "pazzoide". E' un appellativo di cui mi piacerebbe potermi fregiare ma che non sento di meritare fino in fondo, forse mi ci avvicino solo quando sono parte dei Jean Fabry (lui sì che era uriginél, tra l'altro) e ho la fissa di metter su prima o poi un festival con questo nome radunando romagnoli dalla creatività un po' "alternativa": per ora mi accontento di chiamare Uriginél questa serata cervese (agganciandomi in modo rabberciato al peccato originale dell'Eden). Abbiam messo dentro un po' di tutto: da recuperi preistorici come Nero e La grande tavana (mancava il vento del Korg di Pappi, però) a pezzi da Radical twist, da roba mia intima mai eseguita (tipo Ampi sprazzi di sereno) alla versione romagnola di Knockin' on heaven's door (tratta dallo spettacolo Linguaza con Radio NK), da When the saints go marching (dove Marlo ha visto la luce) a quella A zonzo cantata da Alberto Sordi quando doppiava Ollio e noi eravam piccoli e guardavamo Le comiche il sabato dopo pranzo eccetera eccetera. Insomma, in paradiso ci siamo davvero finiti anche perchè abbiamo finalmente cantato insieme a Miguel degli MM40, Orazio ci ha chiesto ben due bis e soprattutto perchè Marlo ha portato da scuola due paia di ali di polistirolo che abbiamo indossato con orgoglio per gran parte dello spettacolo. Amen.
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