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Ricordo ancora con piacere l'annichilimento che provai al primo ascolto di
Rid of me, nell'ormai lontano 1993.
Polly Jean Harvey era una bestia, faceva un casino che mai. Un grunge all'inglese, diciamo così. Nel corso degli anni le cose sono cambiate varie volte, i suoi dischi hanno vissuto un alternarsi di umori e risultati, conservando a mio parere una fondamentale onestà di fondo. Belle le contaminazioni dark-electro di
To bring you my love, un po' meno l'indie rock di maniera di
Stories from the city, stories from the sea, ma tant'è. Si giunge ai giorni nostri dopo la svolta intimista di
White Chalk, che nel 2007 ha visto la ex-ragazza giungere alla (inaspettata?) maturità. Quel disco lì ha gettato i semi per l'ultimo
Let England Shake, una roba ancora da digerire ma che sull'onda dell'emozione pare veramente il suo disco della vita. Un "concept" sulle sanguinose guerre del passato e sulla decaduta
Albione, capace comunque di suscitare sentimenti universali e di risvegliare quella natura a volte sicuramente crudele ma di cui tutti facciamo parte, nel bene e nel male. Certo, era più facile ammirare la Polly incazzata che imbracciava l'
elettrica strillando di sangue e di mostri, che la signora con l'
autoharp che ci canta di ... beh, di sangue e di mostri. Vedi mo', che le cose non cambiano poi tanto. Chissà cosa avrebbe detto il vecchio
Peel!