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Fra le mirìadi di reazioni scatenate dalla nascita di Melampo (Melampo il bollettino, non Melampo il personaggio, ovviamente) una in particolare ha colpito la mia attenzione:
"sei un blogger?"
(Webmastro di radio nk)
Il punto interrogativo posizionato dopo la parola blogger mi ha fatto subito istintivamente comprendere che non si trattava di un'offesa volgare e gratuita, bensì della formulazione di un legittimo dubbio. Dubbio che da quel momento ha preso a tormentarmi incessantemente, giorno e notte, senza un attimo di tregua. Sarò mica veramente un blogger? Come può essermi successa una roba del genere? Perchè proprio a me? E così via. Per la cronaca, la mia risposta a freddo al Webmastro è stata la seguente:
"No, sono un semo che scrive un blog"
A beneficio di coloro non avvezzi al vernacolo parlato dalle mie parti, segnalo che il termine "semo" sta per "scemo" in romagnolo. A parte questo puntiglioso dettaglio, riesaminando attentamente queste otto parole mi sono reso conto che si tratta di uno di quei casi in cui la prima risposta è quella buona. In sintesi, non so assolutamente se son diventato o meno un blogger, ma una cosa è certa: sto scrivendo un blog. Il punto è: perchè?
A) carenza di affetto
B) delirio di onnipotenza
C) mi han detto di farlo gli alieni
Voglio subito sgombrare il campo da ogni equivoco: per quel che ne so io nessuna di queste ipotesi è quella giusta, al massimo posso spingermi ad ipotizzare un insieme di tutte e tre.
Ad ogni modo, la cosa peggiore è che ho impiegato tutto il mio secondo intervento a parlarmi addosso (anche se mi sa che è una prerogativa dei blog), invece di occuparmi di cose serie tipo la crisi economica o le zanzare tigre.
Per fortuna al mondo non ci sono solo tipi inconcludenti come me ma c'è anche chi ha capito tutto, come Jonathan Richman. Questa però, come si dice, è un'altra storia.