Assieme ad Altr'e20 e ad altri compagni di avventura abbiamo fatto un salto nelle zone emiliane colpite dal terremoto, dove si fatica quotidianamente per tornare al più presto alla normalità. Quest'ultima è senz'altro un concetto opinabile ma quando manca si sente!
sabato 18 agosto 2012
Massa Finalese 11/08/2012
Assieme ad Altr'e20 e ad altri compagni di avventura abbiamo fatto un salto nelle zone emiliane colpite dal terremoto, dove si fatica quotidianamente per tornare al più presto alla normalità. Quest'ultima è senz'altro un concetto opinabile ma quando manca si sente!
venerdì 3 agosto 2012
Closer to fifty
Dài, va là, il revival degli Anni Novanta no, per favore. Io, che c'ero (e qualcosa ricordo) posso dire a ragion veduta (?) che nascevano già come revival di tutti i decenni precedenti messi assieme: il grunge dai Settanta, il britpop dai Sessanta, il post-rock dai... vabbè ci siamo capiti. Prendiamo uno dei gruppi cardine (che piaccia o no) dei Novanta, i Blur: paradossalmente erano "attuali" ai loro inizi, quando praticavano uno shoegaze poppettaro abbastanza alla moda. E poi? One step beyond! Nel loro momento commercialmente più critico volsero lo sguardo al passato e crearono una mitologia: i Kinks, gli Xtc, gli Specials, un po' di synthpop, un pizzico di Bowie e fu il successo, grazie anche ad un leader belloccio capace di scrivere canzoni memorabili e memorizzabili, il signor Damon Albarn. Nel breve volgere di qualche anno la nuova ondata britannica cambiò pelle, consegnando il mondo agli Oasis, una sorta di Ligabue albionici in grado di riempire gli stadi lasciando ai Blur le briciole. A quel punto, con un colpo da maestro, Albarn e soci si reinventarono più rumorosi e al contempo sperimentali, dando più spazio alla chitarra di Graham Coxon e a certi modernismi retrò dell'epoca. Imbroccarono qualche altro bel singolo e (ormai si può dire) alla lunga vinsero la guerra coi rivali, che ancora campano di rendita coi primi due dischi. Litigi interni portarono i Blur allo scioglimento, fino a quando furono anch'essi colpiti dal morbo della reunion: una prima volta qualche anno fa, poi una ricaduta nell'anno in corso con tanto di concertone in occasione delle Olimpiadi inglesi. In questi giorni hanno ripreso l'attività live, rompendo il ghiaccio dai microfoni della BBC con un paio di esibizioni sporche e imprecise ma vive e pulsanti come ai vecchi tempi. Insomma, si sarà capito: ero e sono un fan, e quando il testo di End of the century è cambiato da "closer to thirty" a "closer to fifty" mi sono un po' fischiate le orecchie. Woo hoo, indeed.
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