domenica 28 novembre 2010

A perdifiato

Come vanno le registrazioni di Le voilà le velò? Praticamente finite, grazie. Da dove sbuca l'accento sulla o? Boh, è una italianizzazione un po' scema che potrebbe avere un senso logico. Quel che non ha senso logico è la roba che sta riposando negli hard disk del Dunastudio (new, improved) in attesa di essere mixata. Cioè, nell'ottica del "dài, giochiamo a fare i grandi artisti che creano in studio" abbiamo registrato di tutto, di più: batterie alla cieca, bassi alla sorda, contrabbassi seri, battimani un po' meno seri, coretti "buona la prima", un bastone sonoro giocattolo che appena-l'ho-visto-me-ne sono-innamorato, una tromba vocale e, dulcis in fundo, una tromba reale data in pasto a Marlo così, tanto per vedere l'effetto che fa. Beh, ha fatto un effetto allucinante. E adesso si tratta di mixare. Auguri.

lunedì 15 novembre 2010

Le voilà le velo

Sono tempi veramente bizzarri. Io non ci capisco niente. Mi arrendo. C'è solo una cosa da fare: registrare un nuovo EP dei Jean Fabry. Pronti, partenza, via.

venerdì 12 novembre 2010

Switch-off

I termini switch-over e switch-off (mutuati dalla lingua inglese) sono abbreviazioni rispettivamente di:
  • digital switch-over (in sigla DSO), la fase intermedia della transizione alla televisione digitale in cui coesistono sia la televisione analogica che la televisione digitale;
  • analog switch-off (in sigla ASO), la fase terminale della transizione alla televisione digitale in cui avviene lo spegnimento della televisione analogica.
(Wikipedia Italia)

martedì 2 novembre 2010

Trash

In gioventù, come è naturale che sia (o almeno così dicono), la politica mi sembrava una questione di schieramento: di qua noi (i buoni), di là gli altri (i cattivi). E non dimentichiamoci che sto parlando di quando c'era ancora il Muro Di Berlino, quindi le cose si dividevano ancora più facilmente in "blocchi", retaggio dell'Ideologia post-Rivoluzione D'Ottobre e di svariate guerre, calde e fredde. Poi la faccenda si è complicata, anche se per un po' le cose sono parse immutate: da una parte la Destra, dall'altra la Sinistra, e su tutto l'aleggiante fantasmone del Grande Centro. La mia gioventù si è persa per strada, analisi sempre più ragionevoli hanno preso il posto dell'istinto, e la voglia di cambiare il mondo ha assunto altre forme più o meno produttive. Va da sè che, per fortuna, prendo ancora delle belle cantonate e ogni tanto mi illudo ancora. Fa bene alla salute, fa sentire adolescenti. Tra l'altro non mi pare di capire un granchè di economia, la mia diffidenza nei confronti dei potenti non è diminuita e non riesco a simpatizzare per chi brandisce la clava. Detto questo, però, confesso di essere totalmente disarmato e continuamente spiazzato da quello che succede in questo paese. Il cortocircuito potere-informazione sta raggiungendo dei livelli da me inimmaginabili, la sensazione palpabile è quella che ci si stia sempre più allontanando dalla realtà, dalla verità, dal senso. Il qualunquismo è dietro l'angolo, lo so. Qualcuno però mi deve spiegare come è stato possibile che la politica italiana sia diventata uno di quei film anni '70 con la Fenech, Lino Banfi, Alvaro Vitali e compagnia bella. Chi c'è dietro? Chi è il regista di tutto ciò? Voglio dire, la cura dei particolari è maniacale, la verosimiglianza toglie il fiato! Non può essere un caso! Va bene, va bene, basta, ho capito, sono un intellettualoide di merda che non apprezza il vero umorismo e la figa. Chiedo scusa, abbiate pietà, lasciatemi i miei libri, i miei film in lingua originale e la mia musica stramba. Prometto che farò il bravo e non darò più fastidio. Mano sul cuore.