mercoledì 30 giugno 2010

Simbolico


Giornata molto simbolica. Dieci anni fa terminava ingloriosamente la mia attività di cartolaio e mi apprestavo a tornare al paesello natìo con la coda fra le gambe. Oggi è finita la scuola anche per mia figlia e nel campo davanti a casa hanno mietuto il grano. Nella foto non si vede un bel niente ma se siete sensibili si intuisce tutto. Ed ora? Rotoballe? Balle vecchio stile? Chissà. Intanto procedono a ritmi altalenanti i lavori per Linguaza, performance di Jean Fabry e Radio NK in programma ad Alfonsine il 14 luglio corrente mese. Allons enfants de la patrie, eccetera eccetera. Ah, dimenticavo: ho scoperto di essere allergico al logliarello, ora so chi incolpare per le mie primavere in apnea.

domenica 27 giugno 2010

NaCl

Serata complicata in quel di Cervia, dove i Jean Fabry si sono esibiti al Festival delle Arti. Siamo stati funestati da una serie infinita di problemi tecnici, tant'è che il mixer è stato un vero e proprio settimo uomo sul palco, il protagonista indiscusso della serata. La performance è stata di conseguenza piuttosto angosciante, dato che i monitor erano indemoniati e il larsen regnava sovrano. La cosa bizzarra è che, nonostante questo, siamo piaciuti e abbiamo raccolto consensi insperati. Fa piacere ma, come si suol dire, è stata più la fatica che il gusto.
Ed è scientificamente accertato che sulle ferite il Sale di Cervia brucia più degli altri!

sabato 19 giugno 2010

Dejà vu


Per una strana coincidenza spaziotemporale è la seconda sera di fila nella quale suoniamo prima dello spettacolo Macchie bizzarre, stavolta a Lavezzola, nell'ambito di una serata di sensibilizzazione per il Virus Skate Park, aperto l'anno scorso in pompa magna e chiuso un mese fa per l'eccessivo inquinamento acustico. Di bizzarro a 'sto mondo non ci sono solo le macchie.
Ad ogni modo, nonostante una serie di incidenti di percorso più o meno prevedibili, anche stavolta è stata una gran bella serata. Va ringraziata in particolare la micromagìa del mago Cicognani che ha tenuto a bada una serie di mostruosi nuvoloni incombenti. E' poi oltremodo evidente che anche le macchie sul naso portano fortuna.

No, you won't fool the children of the revolution


E così si continua a giocare al gruppo musicale. I Jean Fabry / Capra & Cavoli si sono esibiti alla prima edizione di Marameo - Il festival dei bambini a Russi (RA). Prima che l'amnesia preda il sopravvento mi permetto senza vergogna di elencare ad imperitura memoria (mia) i punti salienti della serata:
1) finalmente ho eseguito I'm a little airplane di Jonathan Richman nel contesto appropriato, cioè in un parco dinanzi a dei bimbi scatenati (con Marlo ad aeroplanare)
2) finalmente (?) ho sfilato per le vie della mia città cantando come un ubriaco in mezzo ad una parata di bella gente un po' fuori di testa
3) finalmente ho visto Macchie bizzarre, lo spettacolo visionario di Vito Baroncini

Direi che basta e avanza.

lunedì 7 giugno 2010

Me voy (donde no hay sufrimiento)


E così, il burbero selciato di Piazza Castello a Ferrara è stato testimone dell'ennesimo rito sonico. Quattro signori americani non più giovani (i Pixies) hanno avuto la situazione in pugno per un'ora e mezza facendo sfracelli nella psiche già labile degli astanti. Durante Allison ho avuto il timore di non farcela; la mia pelle e le mie ossa buttate qua e là in mezzo alla marmaglia informe stavano per soccombere ma come al solito sono sopravvissuto. Poi questi hanno infilato Debaser/Planet of sound/Alec Eiffel e buonanotte. Ma perchè uno va a vedere un concerto per distruggersi? Chiamatelo pogo, slam dancing, moshing, chiamatelo come volete tanto è comunque assurdo. Però ad alcuni di noi piace. Sarà un retaggio primitivo, chissà. Bel concerto, comunque. Per quel che mi riguarda in ritardo di vent'anni, ma meglio tardi che mai. E poi andatelo a dire a chi vent'anni ancora non li ha (e ce n'erano tanti). Cazzo, i Pixies adesso come i Deep Purple negli anni ottanta? Naah, il paragone non regge, perchè i Deep Purple ci sono ancora oggi e hanno più seguito dei Pixies e di tutti gli altri gruppi da nerd sconvolti degli ultimo trentennio. E' ovvio che si sono riformati per i soldi, l'hanno anche dichiarato pubblicamente. Ma quando uno fa un mestiere dovrà pur campare, no? Sì, vabbè, ho capito, l'arte, eccetera eccetera. Secondo me l'arte sta spesso e volentieri fuori dai musei ma è meglio che io stia zitto, che son di parte. Son tutte robe che non si possono spiegare. C'è chi guarda i mondiali di calcio e chi si commuove durante The sad punk. E basta, va là.

venerdì 4 giugno 2010

Quel che fa Joey Santiago durante Vamos

Una volta si ascoltavano i dischi. Sì, lo so, una frase come questa fa subito capire che sono vecchio. E anche se fosse? Voglio dire, è fisiologico, invecchiare. E lasciamo stare tutti i discorsi sull'adolescenza che si sposta sempre più in avanti, e la società dei consumi, e la fine della modernità, e questo, e quest'altro. Fatto sta che, quand'ero giovane (anche se non sapevo di esserlo) arrivarono i Pixies. Il gruppo giusto al momento giusto. Come faccio a spiegarveli? Io li ho conosciuti nel 1989, che anche loro erano già roba vecchia, già al terzo disco. Ma quel disco era Doolittle. Allora: un pazzo che urla come se lo stessero squartando ma canta canzoni sugli Ufo, sulla Bibbia, sulle puttane e su Bunuel. Una bassista che da lì in poi sarà la pietra di paragone per tutti i suonatori indie del globo terracqueo, un misto di naivetè e di coolness (mi scuso per l'uso di questa terminologia, ma era per dare l'idea) da fare paura. Un chitarrista surf della scuola punk vaffanculo-agli-assoli-di-merda ma con una creatività essenziale e fulminante. Un batterista-metronomo dalla voce da crooner con una seconda carriera come prestigiatore scientifico. Quello che conta però, badate bene, è il risultato d'insieme. Pezzi sulla morte, sulle scimmie che vanno in paradiso, l'uso qua e là dello spagnolo come seconda lingua con un effetto profondamente disturbante, chitarre strappate ed esplosioni di distorsori, coretti sinceramente angelici e, su tutto, una tensione continua ed un messaggio subliminale: "Ecco qua, questa è l'esistenza degli esseri umani. Istinto, ragione, amore e violenza."

Per un mese o forse più ascoltai Doolittle tre-quattro volte al giorno, sempre con l'impressione di aver finalmente scoperto il fuoco. Anche se i miei coetanei in quel periodo se ne stavano in giro a dare sfogo ai loro ormoni e a farsi largo nella società degli uomini, non solo non sono pentito dell'esperienza ma, come si dice, la rifarei e mi auguro possa capitare qualcosa del genere a chiunque. Amen.

Pixies - 6 Giugno 2010, Ferrara, Piazza Castello